La presunta task force che avrebbe messo su Chiara Ferragni secondo quanto riporta La Stampa starebbe continuando a studiare una strategia per uscire dallo scandalo Balocco; nel mentre la social strategist Veronica Benini ha detto la sua nel medesimo quotidiano.

“Come sta gestendo la crisi Ferragni? Quando c’è un danno di immagine, la prima cosa da chiedersi è: c’è stato un errore o no? Se no, puoi anche non rispondere. Nel suo caso l’errore c’è stato, questo è un fatto. Esiste un vademecum delle scuse, lei l’ha rispettato quasi alla lettera: colori tenui, apparentemente non truccata, era molto dispiaciuta, da manuale. Ma la prima cosa da fare è ammettere, senza indugi, di aver sbagliato. Lei non l’ha fatto, ma ha parlato di errore di comunicazione. Avrebbe dovuto dire che sì, meritava la multa e l’avrebbe pagata, tutta e senza ricorrere. Ammettere di aver sbagliato non è né facile né banale”.

E ancora:

“C’è modo e modo di raccontare un errore, ma un’ammissione piena è il primo passo verso un travagliato percorso di perdono e riabilitazione. Toccare il fondo fa paura, è normale, ma è necessario per ripartire. La storia della beneficenza con il pandoro è molto difficile da gestire, perché con le vite di chi hai giocato in questa storia? Cosa dici alla mamma con un bambino ricoverato all’ospedale? Nel nostro Paese, la maternità è sacra e non si tocca. Lei, da mamma, doveva capirlo”.

Ferragni, la social strategist: “C’è accanimento su lei perché non ha ammesso”

A domanda diretta “perché questo accanimento?”, Veronica Benini ha spiegato:

“Perché non ha ammesso niente. Come in ogni favola, a un certo punto arriva il cattivo. Quando sei davvero giù e non hai paura di nasconderti, poi arriva l’empatia degli altri. Chiara Ferragni ha un target prettamente femminile, il messaggio arrivato alla sua community è: sei una mamma che ha lucrato sui bambini, ti sei intascata un milione per comparti la villa e chissenefrega di quelli che stanno male. Anche lei è stata in ospedale, con sua figlia. Anche lei ha vissuto quella difficoltà. Se avesse ammesso il suo errore, pienamente, allora avrebbe potuto ricordarlo: dire, vi capisco, perché ci sono passata anche io, da quelle notti insonni e di paura. Prima si ammette lo sbaglio del passato, senza indugi, poi bisogna mettere sul piatto il futuro”.

[…] “Il tempo cura ma se non fa nulla questa macchia resterà sempre. Siamo in Italia: non toccateci i bambini, non toccate la maternità. Può ancora rimediare. Ogni azienda a fine anno può decidere di dare una parte delle tasse in beneficenza. Se lo fa, allora ce lo può far vedere, con le carte. Piano piano, le persone le puoi riconquistare; tutti sbagliamo, ma guarda lei che fa per rimediare, come si impegna. E invece il milione se l’è giocato tutto in una volta».

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