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Approfittando dell’ondata di hype per il finale perfetto di Shogun, vogliamo ripercorrere insieme un pezzo abbastanza lungo della storia del Giappone. Facciamo dunque un viaggio attraverso le vite di alcuni dei più celebri samurai, il cui coraggio e le gesta hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia del Sol Levante.

Tomoe Gozen: la guerriera leggendaria

Iniziamo da una donna, perché no. Tomoe Gozen è una delle poche riconosciute nella storia dei samurai, famosa per le sue prodezze in battaglia durante la Guerra Genpei, un conflitto che portò alla formazione dello shogunato di Kamakura. La sua figura si distingue non solo per la sua eccezionale abilità nel combattimento ma anche per il suo coraggio e la sua bellezza straordinaria.

Tomoe era una onna-bugeisha, una donna guerriera, che combatté al fianco di Minamoto no Yoshinaka, probabilmente suo marito o amante. Si distinse in numerose battaglie, ma è meglio ricordata per il suo ruolo nella battaglia di Awazu nel 1184.

La sua storia è pervasa di mito e leggenda, rendendo difficile distinguere la realtà dalla finzione. Tuttavia, è generalmente accettato che dopo la sconfitta e la morte di Yoshinaka, Tomoe sia stata vista l’ultima volta combattere con un gruppo di samurai nemici, non si sa se sia caduta in battaglia o se sia riuscita a sfuggire. Alcune versioni del racconto suggeriscono che dopo la battaglia sia diventata monaca, ritirandosi dalla vita militare.

La figura di Tomoe Gozen ha avuto un impatto duraturo sulla cultura giapponese, simboleggiando il potenziale delle donne in ruoli tradizionalmente maschili e servendo da ispirazione per molte opere letterarie e teatrali.

Oda Nobunaga: il Re Demone

Il cosiddetto “Re Demone” Oda Nobunaga, fu una figura chiave del periodo Sengoku, un’era segnata da conflitti e frammentazione in Giappone. Lui ereditò il comando del castello di Nagoya dal padre e dimostrò subito un’ambizione e una determinazione fuori dal comune.

Nobunaga si distinse per il suo stile di comando audace e spesso spietato, come evidenziato dalla sua decisione di uccidere suo zio e suo fratello minore per consolidare il suo potere. Il coraggio e la tattica militare brillarono nella battaglia di Okehazama, dove sconfisse un esercito immenso dimostrando così la sua superiorità militare e il suo genio tattico.

Oltre alla guerra, Nobunaga aveva un profondo interesse per la cultura europea, che influenzò la sua politica e il suo stile di vita. Fu un promotore dell’arte e della tecnologia occidentale, collezionando opere d’arte, armi e armature occidentali. Questo interesse lo portò anche a sostenere i missionari gesuiti, utilizzando la loro presenza come strumento politico contro i monaci buddhisti, una mossa che rifletteva la sua abilità nel manipolare gli equilibri di potere a suo vantaggio.

Sotto il suo governo, venne costruita la prima chiesa cristiana in Giappone. Nobunaga risolse anche il problema dei clan ninja nella regione di Iga consolidando ulteriormente il suo potere. A proposito, ecco la differenza tra samurai e ninja.

Toyotomi Hideyoshi: il Grande Unificatore

Noto come il “Grande Unificatore” (uno dei tre grandi unificatori del Giappone), successe a Oda Nobunaga dopo la sua morte. La storia di Hideyoshi è particolarmente straordinaria: da umili origini, figlio di un contadino, riuscì a elevarsi fino a diventare uno dei più potenti daimyo del Giappone. La sua carriera iniziò come semplice servitore nel clan Imagawa, per poi passare sotto Nobunaga, di cui divenne un fidato luogotenente e amico.

Tra le sue prime azioni figurò la conquista del castello di Inabayama nel 1567, un evento chiave che consolidò la sua posizione e influenzò la sua ascesa al potere. Hideyoshi dimostrò notevoli capacità sia come leader militare sia come statista, e una volta al potere, si impegnò a realizzare il sogno di Nobunaga di unificare il Giappone, cosa che riuscì a fare per la prima volta in oltre un secolo.

La sua opera più significativa fu quella di disarmare completamente i contadini, stabilendo il sistema di classi e rafforzando il controllo sui samurai, che furono obbligati a lasciare le campagne per inserirsi definitivamente nelle città. Questo non solo aumentò la sua base di potere ma stabilizzò anche il Giappone, preparando il terreno per un periodo di pace prolungato.

La sua ambizione non si fermò al Giappone; Hideyoshi tentò anche di conquistare la Cina attraverso la Corea, anche se queste campagne si rivelarono infine infruttuose e costose.

Tokugawa Ieyasu: l’architetto della pace duratura

Tokugawa Ieyasu è uno dei personaggi più influenti della storia giapponese, conosciuto per aver fondato lo shogunato Tokugawa che ha governato il Giappone per oltre 250 anni, inaugurando un periodo di pace e stabilità noto come il Periodo Edo. Non tutti sanno che è su di lui che è stato scritto il libro di James Clavell nonché la serie TV Shogun.

Dopo essere stato ostaggio per la sua infanzia, Ieyasu si alleò con Oda Nobunaga e successivamente con Toyotomi Hideyoshi, diventando uno dei suoi più fidati luogotenenti. Dopo la morte di Hideyoshi, Ieyasu emerse come la figura più potente del Giappone, grazie anche alla sua vittoria nella decisiva battaglia di Sekigahara nel 1600. Questa vittoria segnò la fine del periodo di conflitto e l’inizio del dominio Tokugawa.

Uno degli aspetti più significativi del suo governo fu la politica di isolamento, o “sakoku”, che limitava fortemente il commercio e l’interazione con il mondo esterno per mantenere la stabilità interna e prevenire l’influenza straniera. Questo isolamento contribuì a preservare la cultura giapponese tradizionale, ma allo stesso tempo limitò lo sviluppo tecnologico e il commercio internazionale. A tal proposito, vi consigliamo di leggere questo articolo in cui diciamo cosa c’è di storicamente errato nella serie TV Shogun.

Ieyasu fu anche responsabile della costruzione di Edo (l’odierna Tokyo) come capitale politica, trasformando un piccolo villaggio di pescatori in una delle più grandi città del mondo di quel tempo. La sua morte nel 1616 non segnò la fine del suo impatto; fu deificato come Tōshō Daigongen, il “Grande Gongen” o “Luce d’Oriente”, e continuò a essere venerato come una divinità protettrice del Giappone. La stabilità e la struttura amministrativa che Ieyasu instaurò garantirono la continuità del governo Tokugawa per secoli, fino alla Restaurazione Meiji nel 1868.

Musashi Miyamoto: il maestro della spada

Musashi Miyamoto è una delle figure più leggendarie e iconiche del Giappone, noto per la sua maestria nell’arte della spada e per essere autore di “Il libro dei cinque anelli” un trattato sulla strategia, la tattica e la filosofia che riflette l’approccio di Musashi alla vita e al combattimento. A soli 13 anni vinse il suo primo duello mortale, e la sua fama di duellista crebbe rapidamente. Partecipò alla battaglia di Sekigahara nel 1600, combattendo per la parte sconfitta, e sopravvisse al massacro che ne seguì, diventando un ronin ovvero un samurai senza padrone.

Durante i suoi viaggi, Musashi perfezionò la sua tecnica e sviluppò uno stile di combattimento con due spade, noto come Niten Ichi-ryū. Questa tecnica, che impiegava contemporaneamente una spada lunga (katana) e una corta (wakizashi), gli permetteva una versatilità e una potenza superiore in combattimento. Musashi vinse più di 60 duelli, molti dei quali contro avversari di fama, e non fu mai sconfitto.

Musashi fu anche un artista e un filosofo. Si dedicò alla pittura, alla scultura e alla calligrafia, e i suoi lavori sono ancora apprezzati per la loro espressione artistica e profondità. L’influenza del buddismo Zen e della meditazione è evidente nel suo approccio alla strategia e al combattimento, come espresso nel suo trattato di cui sopra.

La figura di Musashi Miyamoto ha ispirato innumerevoli opere nella cultura popolare, inclusi film, romanzi, manga e videogiochi, e il suo legato continua a influenzare le arti marziali e la cultura giapponese a distanza di secoli.

Yamaoka Tesshu: l’ultimo samurai

Yamaoka Tesshu è stato un maestro di kendo, il fondatore dello stile Muto Ryu ovvero la scuola senza spada e un influente consigliere politico durante il periodo cruciale che ha segnato la transizione dal Giappone feudale all’era moderna. La sua vita e il suo lavoro riflettono un profondo impegno verso la ricerca spirituale e la maestria marziale.

Tesshu divenne noto per la sua straordinaria abilità nel kenjutsu (l’arte della spada), raggiungendo il livello di maestria a un’età sorprendentemente giovane. La sua abilità non era solo tecnica, ma anche profondamente radicata nella sua pratica spirituale. Si dedicò alla meditazione zen e sviluppò una filosofia di vita che integrava le arti marziali con lo zen, culminata nella creazione del Muto Ryu, uno stile che enfatizza la vittoria senza necessariamente usare una spada, simboleggiando il superamento del dualismo e l’unità della mente e del corpo.

Durante un periodo di grandi turbolenze politiche, Tesshu servì come mediatore tra il governo Tokugawa decadente e le forze imperiali, giocando un ruolo chiave nelle negoziazioni che hanno evitato un conflitto aperto durante la Restaurazione Meiji. La sua abilità diplomatica e la sua integrità gli valsero il rispetto di figure sia del vecchio che del nuovo regime, e divenne un consigliere fidato dell’Imperatore Meiji.

Yamaoka Tesshu morì nel 1888, lasciando un’eredità duratura come uno degli ultimi grandi samurai (proprio come il film con Tom Cruise) e un maestro che ha saputo trasformare la sua arte in un percorso di crescita spirituale e personale.



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