La variate Pirola è meno contagiosa di tutte le altre attualmente in circolazione. A dare la buona notizia, a meno di 20 giorni dal suo inserimento tra quelle sotto monitoraggio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono stati gli scienziati dell’Università di Pechino e del Karolinska Institutet di Stoccolma. I risultati, frutto di due diversi studi condotti indipendentemente, sono stati illustrati dagli autori su X (ex Twitter). I ricercatori hanno appurato che la nuova versione del virus SarsCoV2, la variante BA.2.86, è sì capace di eludere la risposta immunitaria, ma meno di quanto si pensasse.

Una “nuova” Omicron?

Per il suo elevato numero di mutazioni BA.2.86 è finita immediatamente sotto la lente degli scienziati. Uno dei timori più grandi è che potesse sfuggire agli anticorpi indotti dai nuovi vaccini. Gli esperti del settore temevano che questa sua caratteristica potesse scatenare una replica di quanto avvenuto con Omicron a novembre 2021, diffusasi rapidamente proprio per il suo alto numero di mutazioni.

Il parere degli esperti

Ora, questo pericolo, secondo Benjamin Murrell, autore di uno degli studi, sembra scongiurato. La nuova variante, infatti, è capace, di sfuggire all’immunità sviluppata con precedenti infezioni o con il vaccino, ma per chi ha contratto infezioni recentemente la risposta immunitaria non è  del tutto inefficace. Inoltre, aggiunge Cao Yunlong, autore del secondo studio, «abbiamo scoperto che BA.2.86 mostra un’infettività cellulare inferiore rispetto a XBB.1.5 ed EG.5, il che potrebbe influenzarne la trasmissione».

Eris domina nel mondo

Intanto, non si fermano gli studi anche sulle altre variante in circolazione. Una ricerca pubblicata sulla piattaforma bioRxiv ha aggiunto nuove informazioni sulla variante EG.5 (Eris), dominante su scala globale e in crescita anche in Italia, dove secondo l’Istituto Superiore di Sanità a metà  agosto rappresentava il 25,8% dei contagi. La ricerca, condotta sui criceti, mostra che la variante sembra avere una maggiore capacità di infettare i polmoni. Ciò potrebbe tradursi in manifestazioni più severe di Covid-19. Ma questa è per ora solo un’ipotesi: il dato resta da confermare con ulteriori approfondimenti.

 



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