Le nostre tavole sono sempre più spesso imbandite con lo stesso genere di alimenti, per via dell’industrializzazione nella produzione e distribuzione del cibo. Un vero peccato, considerando che il nostro pianeta ci offre la possibilità di nutrirci con migliaia di cibi e ingredienti diversi.
Anche considerando esclusivamente le specie vegetali, così da ridurre il nostro impatto sul clima, sono oltre 20.000 le piante che potremmo utilizzare per realizzare ricchi banchetti e sfamare la nostra sempre più numerosa popolazione. Purtroppo, però, la maggioranza di queste specie non viene neanche considerata dall’agricoltura e dalla distribuzione di massa, con la conseguenza che buona parte delle risorse che potremmo sfruttare per sconfiggere la fame nel mondo non viene neanche considerata.
Tuttavia, la conseguenza più evidente di questa scelta è visibile all’interno dei supermercati. Girovagando fra gli scaffali è infatti possibile osservare come la maggioranza dei prodotti di origine vegetale è stata realizzata usando una delle 20 specie con cui produciamo il 90% del cibo che mangiamo annualmente.
A fare da capolista tra queste specie c’è il grano, seguito a stretto giro dal mais e dal riso. Nel caso in cui una di queste tre specie dovesse estinguersi – come immaginato da Cristopher Nolan nel suo film Interstellar – la nostra specie si troverebbe in seria difficoltà, visto che queste piante fungono da ingredienti per 3 dei cibi più consumati del globo: il pane, la pasta e i corn flakes (inventati dai fratelli Kellogg per migliorare la nostra salute).
Dal punto di vista ecologico, inoltre, aver scelto di coltivare principalmente 20 piante in tutto il pianeta ha fatto sì che buona parte delle altre piante cominciasse a soffrire per colpa della competizione territoriale e che un gran numero di animali (tra cui i parassiti) si sono dovuti adattare a una nuova forma di vegetazione, quella dell’agricoltura intensiva. Con la creazione di nuovi campi coltivati, tramite il disboscamento delle foreste, e lo sperpero di risorse dovuto alla coltivazione di specie non adatte ad alcuni climi, la nostra specie ha inoltre ridotto sensibilmente i livelli di biodiversità del pianeta, causando i danni ambientali argomento di molte proteste da parte degli attivisti: inquinamento, siccità, dilavamento del suolo, diffusione di patogeni e incremento dell’emissioni fossili.