Il leader dei Nomadi in un’intervista a ‘La Ragione’ per i 60 anni della band, “oggi musica usa e getta”

alternate text
Beppe Carletti Fotogramma

“Il mancato invito di Amadeus a Sanremo? Si vede che non ci considerano grandi o belli abbastanza”. A parlare così è Beppe Carletti, in un’intervista a ‘La Ragione’ in occasione dei 60 anni della band fondata nel lontano 1963 con l’amico Augusto Daolio (il che li rende la seconda band più longeva al mondo dopo i soli Rolling Stones).

Da allora i Nomadi hanno prodotto 38 album in studio pubblicati, centinaia di concerti e stuoli di fan. Quest’anno i fan potranno anche cantare le nuove canzoni raccolte nel disco “Cartoline da qui”, primo album totalmente autoprodotto, uscito soltanto in formato fisico dopo due anni dall’ultimo lavoro in studio. “La musica ha perso un po’ di valore. Comprando un disco lo puoi tenere in mano, ti resta per ricordo ed è qualcosa di tangibile. Sarò all’antica, ma ora non rimane niente: è musica usa e getta”.

Nel nuovo album, la collaborazione con Guccini, Ligabue, Neri Marcorè e un testo inedito di Faletti. Un motivo d’orgoglio questo nuovo album: “Di solito per degli anniversari si fa una raccolta con i grandi successi e un inedito. Noi abbiamo fatto il contrario, anche per dare un senso di continuità alla nostra storia. Come nel 1967 con ‘Per quando noi non ci saremo’, ho chiamato Francesco (Guccini, ndr.) chiedendogli se potesse scriverci una poesia. Ligabue ci ha mandato una canzone e ho ritrovato un testo di Faletti. Da qui è partita l’idea di questo Lp. Le parole di Guccini sono poi diventate due brani manifesto di cosa voglia dire essere i Nomadi, poste a inizio e fine della track list e affidate alla voce narrante di Neri Marcorè”.

Qualche giorno fa è uscito il libro “Una voglia di ballare che faceva luce. Il romanzo di noi Nomadi”, scritto dallo stesso Carletti e da Gianluca Morozzi, in cui si ripercorrono sotto forma di romanzo le sei decadi di storia del gruppo. Impossibile non chiedere a Beppe cosa Augusto Daolio oggi avrebbe pensato della musica del 2023: “Ci siamo conosciuti sul palco e abbiamo passato trent’anni anni di vita assieme, ma di preciso non saprei: secondo me si spancerebbe dal ridere. Augusto era molto ironico, scimmiottava spesso i grandi successi del tempo. Aveva tante virtù: scriveva musica, testi, poesie, scolpiva e dipingeva. Mancava solo che ballasse e avrebbe saputo fare tutto”.

Infine, inevitabile, una domanda su Sanremo 2023 e sul mancato invito da parte di Amadeus per l’anniversario dei Nomadi: “Si vede che non ci considerano grandi, è la risposta che mi son dato. Sapevo da luglio che non ci saremmo andati, forse non siamo belli abbastanza. Festeggeremo là i prossimi sessant’anni di carriera. Uno un po’ male ci rimane ma viviamo lo stesso. Anche quest’anno faremo 70-80 date. Quando vai in una piazza e la trovi piena di persone che ti aspettano e ti abbracciano, vieni ripagato di qualsiasi Sanremo mancato”.

Fonte

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *