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Le due sonde Voyager sono tra le più famose della storia dell’esplorazione spaziale, essendo state le prime ad aver fornito immagini ravvicinate dei grandi giganti gassosi del nostro sistema solare e le uniche sonde ad aver travalicato i limiti dello spazio interstellare.


Lanciate nell’estate del 1977, sfortunatamente le due sonde hanno cominciato ad avere serie problemi di alimentazioni già a partire dall’inizio dello scorso decennio, ma solo ora, dopo oltre 47 anni di onorato servizio, la NASA è seriamente preoccupata sul prosieguo della loro missione.

Nate con l’intento di esplorare lo spazio che si pone oltre l’orbita di Plutone e i confini del sistema solare, entrambe hanno cominciato a subire dei problemi di comunicazioni con la Terra, dovute alle forte radiazioni che colpiscono le loro antenne ormai datate e a diversi piccoli “acciacchi” dovuti alla loro età.

A destare maggiori problemi al momento è la sonda Voyager 1, che dal 14 novembre scorso non riuscirebbe a comunicare correttamente con gli ingegneri aereospaziali e a segnalare la propria posizione rispetto alle stelle, a ben 24 miliardi di km di distanza dal nostro pianeta.

Le principali difficoltà sarebbero collegate ad un errore del suo computer, che impedisce alla Nasa di inviare tramite onde radio delle nuove istruzioni, capaci di riparare i danni e far continuare la missione.

Secondo alcuni osservatori esterni di altre agenzie spaziali, la situazione sarebbe disperata e gli ingegneri della Nasa stanno dando il tutto per tutto per recuperare la sonda e impartirgli nuovi ordini, così da celebrare almeno il cinquantenario della sua partenza.

“Purtroppo ci serve al momento un miracolo, per arrivare a questo obiettivo” ha commentato Suzanne Dodd, l’attuale responsabile della missione Voyager, che reputa di starsi avvicinando alla tanta attesa e temuta perdita di segnale della sonda.

Secondo le sue affermazioni sappiamo che la Nasa, dopo aver inviato un comando, deve attendere 45 ore affinché il velivolo risponda, per via dell’enorme distanza che si è andata a creare fra noi e la sonda. Inoltre, considerando che è stata progettata negli anni ’70, gran parte della sua tecnologia si basa su tecnologie ormai davvero obsolete, che non comprendono neppure schermi digitali.

“Considerate che le persone che hanno costruito la navicella non sono più vive e che nessuno ingegnere all’epoca presente alla Nasa è ancora in servizio” ha detto Dodd. In pratica è come guidare da remoto la macchina di vostro nonno, mentre è già in movimento e corre all’impazzata verso un luogo sconosciuto, in cui viene bersagliato dalle radiazioni. Dalla loro gli attuali impiegati dell’agenzia spaziale hanno una montagna di documenti, lasciati proprio dagli ingegneri dell’epoca per aiutare i loro successori, tuttavia è davvero difficile integrare quei vecchi dati con le tecnologie oggi a disposizione.

Le sonde Voyajer sono i due oggetti lanciati nello spazio che si sono allontanate maggiormente dalla Terra e sono così importanti nella storia della cultura occidentale, oltre che per la scienza astronomica, da essere divenute anche protagoniste del primo film cinematografico di Star Trek.

Il legame delle sonde con la famosa saga fantascientifica è così radicata che, quando compirono 40 anni, William Shatner, l’attore che interpretava il Capitano Kirk nella prima serie classica, inviò loro un messaggio, che trasmetteva una delle dediche migliori che potessero finire tra le stelle.

Questa dedica era: “We offer friendship across the stars. You are not alone (Offriamo la nostra amicizia attraverso le stelle. Voi non siete soli)”.

Nel caso in cui la Nasa non riuscisse a ricollegarsi con Voyager 1, avrebbe quantomeno la possibilità di rimanere in contatto con Voyager 2, posta esattamente agli antipodi rispetto l’altra sonda e distante anch’essa decine di miliardi di km dal Sole, sempre con la speranza non dichiarata di festeggiare il cinquantenario della missione.



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