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La morte è un fenomeno che ci disgusta e ci spaventa. Nessuno di noi vuole morire, a prescindere dalle modalità con cui questo evento purtroppo si verificherà. Tuttavia esistono delle morti davvero raccapriccianti e terribili, che sarebbe davvero meglio non vivere sulla nostra pelle.

Una delle morti più spaventose che può colpire un essere umano avviene solitamente per un fenomeno legato alla decompressione. Esso colpisce principalmente i subacquei ed in particolare le persone che lavorano “in saturazione”, ovvero a oltre 300 metri di profondità e per lunghi periodo di tempo (da alcune ore a persino settimane).

In queste condizioni il nostro corpo si abitua alla pressione della colonna d’acqua, sennonché tutte le cellule del nostro organismo cominciano ad arricchirsi di azoto, proveniente dalla comune aria che usiamo per la nostra respirazione.

Questo gas è del tutto innocuo in profondità, essendo soggetto come tutti il resto alla forte pressione dell’acqua, una condizione che lo porta anche a disciogliersi nel flusso sanguigno. Nel caso in cui una persona dovesse però risalire velocemente verso la superficie, questo gas potrebbe rischiare di ucciderlo, aumentando di volume e fuoruscendo violentemente dai tessuti per colpa dell‘abbassamento improvviso di pressione.

Ciò che in pratica succede quando un subacqueo si avvicina troppo rapidamente alla superficie, dopo che è stato minuti se non ore sott’acqua, è simile a quello che si verifica quando si apre una bottiglia di Coca Cola dopo che è stata agitata. Il gas contenuto nelle cellule e nel sangue aumenta di volume improvvisamente, lacerando capillari e investendo con la sua potenza diversi organi, finché non riesce a entrare in equilibrio con la pressione atmosferica a cui siamo normalmente abituati.

La maggioranza delle persone vittime della decompressione passano quindi ore se non giorni a lamentarsi per il forte dolore provocato dal lento rilascio di questo gas, dalle cellule del proprio corpo. Qualcosa di peggiore tuttavia succede quando sei stato in profondità per molto tempo e hai accumulato notevoli quantità di azoto all’interno dei tessuti.

Come dimostra l’incidente della Byford Dolphin, in quel caso l’azoto può ucciderti istantaneamente, facendoti bollire il sangue e strappandoti gli organi dall’interno, tanto che in alcuni casi le vittime subiscono una vera e propria estroflessione dell’apparato digerente, circolatorio e respiratorio, che vengono espulsi violentemente dal naso, dal retto e dalla bocca prima che il cervello possa rendersene immediatamente conto.

Una fine orribile, che disumanizza persino i tuoi poveri resti fino a renderli poltiglia.

Questo fenomeno tra l’altro si può verificare anche nello spazio, qualora perdessimo repentinamente pressione all’interno della nostra muta spaziale.

È proprio per questo se dagli anni Cinquanta in poi le varie associazioni di categoria e le compagnie petrolifere – che usano moltissimo i subacquei – hanno lavorato tantissimo per ridurre il rischio corso dai loro operatori di profondità, inventando delle soluzioni che talvolta non si sono rivelati sufficienti per salvare la vita alle persone.



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