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La caccia ai neutrini, particelle subatomiche quasi senza massa, è da tempo al centro di importanti ricerche scientifiche. Per quanto la natura potrebbe essere il miglior detector di queste particelle, gli scienziati continuano a teorizzare modi e costruire macchinari per arrivare a toccarli con mano. Quasi.

Queste particelle sfuggenti e quasi interamente non-intercettate dalla materia ordinaria, giocano un ruolo cruciale nella nostra comprensione delle reazioni nucleari, dalla fusione solare alle esplosioni stellari, fino alla vigilanza sulle attività nucleari terrestri. Ma gli scienziati hanno un nuovo alleato che li aiuterà a prendere, quasi nel vero senso della parola, queste particelle fantasma.

EOS è il suo nome. Chiamato così in onore della dea greca dell’alba, rappresenta l’inizio di un’era avanzata nel rilevamento dei neutrini. Lui si distingue per la sua struttura: un cilindro riempito con acqua e uno scintillatore a cristalli organici, circondato da rilevatori di luce. Questa configurazione sfrutta sia la tecnica della scintillazione che quella dell’effetto Cherenkov per catturare i le particelle subatomiche.

Oltre alla sua applicazione nella fisica fondamentale, EOS ha il potenziale per migliorare significativamente la sicurezza nucleare. Il rilevatore può identificare materiale nucleare non dichiarato utilizzato in modo improprio, contribuendo a prevenire e rispondere alle minacce alla sicurezza globale. Questo perché può rilevare la materia a distanze superiori ai 100 metri.

Guardando al futuro, i ricercatori prevedono lo sviluppo di Theia, un rilevatore ancora più grande ispirato da EOS. Con la capacità di inglobare una struttura grande quanto la Statua della Libertà, questo macchinario potrebbe ampliare dare un aiuto concreto nella scoperta dei neutrini Majorana.



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