L’attore israeliano a Silvia Toffanin: “Giorni più duri dall’Olocausto”

Raz Degan
Raz Degan

“Sono giorni da incubo, dall’Olocausto non c’erano giorni così duri. Si sono accaniti su famiglie, bambini, anziani di 90 anni… Non è guerra, è terrorismo”. Raz Degan, attore e modello israeliano, a Verissimo risponde così oggi alle domande sulla drammatica situazione in Medio Oriente dopo l’attacco di Hamas a Israele. “Io ho sempre creduto nella pace, a prescindere dalla religione delle persone. Ho lavorato con l’Onu, con l’Unhcr. Fa male vedere che la pistola e la spada sono più forti della parola: non è umano… Hanno trovato bambini senza testa, di cosa parliamo…”, dice a Silvia Toffanin.

“Mio padre ha 80 anni, il nostro kibbutz è stato evacuato ma lui non lascia la casa. Io sono nato lì, il nostro kibbutz si trova a Nord, al confine tra Israele e Libano. Non vuole andare via, quella è casa sua. Dove va? Quella è la sua vita… E’ passata una settimana, ogni giorno mi chiamano amici e mi raccontano atrocità inimagginabili. Non è umano quello che è successo, ho anche paura a raccontarle. E’ al di là della politica, della guerra, dei diritti: è al di là di ogni cosa”, racconta.

“Quando ero piccolo, al Nord si combatteva. Io ho passato molti periodi della mia infanzia nel bunker con altri bambini. Vedevo i miei genitori la sera, mio padre passava la giornata al fronte. La guerra del Kippur, nel 1973, è stata tragica ma era una guerra tra eserciti e soldati. Negli anni ’80 ricordo le bombe, ricordo il fischio prima dell’esplosione che distruggeva tutto in casa… Qui si tratta di terrorismo, di violenza sulle donne, rapimenti di anziani sopravvissuti all’Olocausto”, dice ancora.

“Io ho fatto il servizio militare come tutti in Israele. Quando ho finito, ho capito che la mia strada era un’altra. Volevo uscire dal mio kibbutz, che era piccolo. Volevo uscire da Israele, che aveva all’epoca solo 2 milioni di abitanti. Mi sentivo cittadino del mondo, non pensavo di arrivare in Italia e di rimanere qui…”.

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