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Oggi riteniamo che i buchi neri più grandi si formino quando due buchi neri più piccoli si scontrano, fondendosi insieme. La domanda posta da un team di ricercatori è però decisamente accattivante: possiamo conoscere l’albero genealogico di un buco nero lavorando a ritroso attraverso le varie generazioni?

Imre Bartos è un fisico dell’Università della Florida con delle affascinanti convinzioni teoriche che lo portano a riflettere sui tanto temuti e allo stesso tempo amati, buchi neri. Ritiene infatti che le caratteristiche dei buchi neri supermassicci come massa, spin e carica elettrica, potrebbero nascondere in realtà alcuni dettagli della nascita ed evoluzione del buco nero che li ha creati. Dopo aver visto la sfida tra James Webb e Hubble, ecco l’ennesima curiosità ambientata nello spazio più profondo!

Ci aspettiamo un limite naturale per i buchi neri che si formano dalla morte delle stelle. Questa massa è qualcosa come 50 volte la massa del nostro Sole. Quindi, è una massa piuttosto grande, ma mai grande quanto una massa vediamo per i buchi neri supermassicci o intermedi“, ha affermato Bartos a Space.com.

Tutto ciò, significa semplicemente che deve necessariamente esserci qualche altro processo che crea i buchi neri più grandi. Un prezioso aiuto ci viene dalle osservazioni delle onde gravitazionali, che suggeriscono come un tale processo potrebbe essere costituito da successive collisioni e fusioni di generazioni progressivamente più grandi di buchi neri.

Bartos ha detto. “Questo non può essere solo un processo casuale. Ci deve essere qualche meccanismo che unisce i buchi neri e li fa fondere. E questo è ciò che cerchiamo di capire dalle proprietà limitate che abbiamo a disposizione“.

Come se non bastasse, man mano che i buchi neri diventano sempre più grandi, dovrebbero anche ruotare sempre più velocemente. Questa volta non si parla di un pianeta cannibale, ma di altrettanto affascinanti fenomeni.

Se rileviamo uno spin più elevato, ciò può essere un’indicazione che potrebbero esserci state fusioni precedenti. Si scopre che per alcuni dei buchi neri più pesanti che abbiamo visto finora, vediamo che c’è un’indicazione dell’alto spin che ci aspetteremmo da queste fusioni consecutive “, ha dichiarato Bartos. Ma a cosa potrebbe servire un simile studio?

Lo stesso Bartos ritiene che comprendere le cause che spingono i buchi neri ad avvicinarsi e a fondersi sia la chiave per comprendere come si è evoluto l’universo e potrebbe anche aiutarci a comprendere le leggi fondamentali della fisica.



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