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– Domani, alle ore 14, ci sarà un incontro in videoconferenza al ministero del Lavoro per proseguire l’esame congiunto per la richiesta di cassa integrazione straordinaria per l’ex l’Ilva. L’incontro arriva dopo il primo vertice che si è tenuto sempre al Ministero ieri tra Acciaierie d’Italia, ex Ilva, e sindacati metalmeccanici durante il quale però non era stato raggiunto nessun accordo. L’azienda ha chiesto la cassa integrazione in deroga per 2.500 dipendenti dello stabilimento di Taranto a partire dal 19 giugno.

Il nuovo ammortizzatore sociale è in continuità con l’attuale, la cassa straordinaria, che a fine marzo, sempre al ministero del Lavoro, é stato rinnovato per un altro anno per 3 mila unità di tutto il gruppo all’infuori di 2.500 dipendenti a Taranto. La minore durata a Taranto della cassa straordinaria è dovuta all’esaurimenti del plafond per il sito pugliese. Di qui la necessità di una soluzione alternativa come la cassa in deroga.

I sindacati si sono detti però indisponibili a firmare per la cassa in deroga per i 2.500 lavoratori. “Se non ci sarà la cassa in deroga entro il 19 giugno, Acciaierie d’Italia ha detto oggi che rimetterà tutto alla valutazione dei soci perché, a suo avviso, gli accordi del 2020 prevedevano la CIG sino a tutto il 2025”, ha spiegato Davide Sperti, segretario Uilm, al termine dell’incontro. “I sindacati oggi hanno detto che non sono disponibili a firmare la cassa un deroga, anche le sigle che a marzo avevano firmato l’intesa sulla cassa straordinaria, ma non noi della Uilm – ha aggiunto Sperti – e cassa in deroga senza accordo sindacale non può essercene”.

Sperti aveva evidenziato poi un altro ostacolo, determinato dal fatto che la Regione Puglia non ha più poteri sulla cassa in deroga e non ha le risorse per la copertura di altri ammortizzatori sociali. “Ora si sta cercando di vedere tra ministero del Lavoro e Regione quali soluzioni sono eventualmente possibili”, aveva aggiunto.

Anche Cgil e Fiom avevano espresso “fortissime perplessità” sulle intenzioni dell’aziende, “riscontrando un aumento ingiustificato del ricorso alla cassa integrazione ed una gestione aziendale degli ammortizzatori unilaterale e fuori controllo, anche in presenza di un accordo ministeriale”.

Il ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, è intervenuto nei giorni scorsi sul futuro del sito siderurgico di Taranto affermando che per l’ex Ilva “siamo arrivati al momento decisionale”. Urso ha ricordato di aver convocato il tavolo con i sindacati per il 19 giugno. Il ministro punta a un confronto “pienamente costruttivo con gli investitori stranieri” ma “lo stato c’è” e vuole fare di Taranto “la più grande acciaieria green d’Europa e un modello per il pianeta”. “Noi abbiamo intenzione di farlo comunque”, aggiunge spiegando che c’è “anche la possibilità di un nuovo partner industriale”. I sindacati hanno però chiesto che lo Stato, tramite Invitalia, assuma “la maggioranza della proprietà al più presto, ponendo fine a questo continuo braccio di ferro tra ArcelorMittal e governo di cui a farne le spese sono i lavoratori”.

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