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Il caldo anomalo forse causato dagli effetti di El Niño ha scatenato un’invasione marina senza precedenti: il vermocane, una specie aggressiva e priva di predatori naturali, sta mettendo a rischio gli ecosistemi del Mediterraneo e l’attività di pesca. Il nome ricorda quello di un mostro…e in effetti è così!

I vermocani sono animali serpentiformi, conosciuti anche come vermi di fuoco o vermi di sangue, e stanno proliferando in modo incontrollato causando danni enormi. Negli ultimi anni hanno trovato condizioni ideali per una crescita esponenziale a causa dell’innalzamento delle temperature delle acque. Originari del Mediterraneo, un tempo la popolazione era sotto controllo, ma ora stanno invadendo Sicilia, Calabria e Puglia. Questi organismi, lunghi mediamente 20-30 cm ma con esemplari che possono raggiungere il metro, non risparmiano nulla: devastano i coralli che sono già molto precari e altre specie protette delle riserve naturali e saccheggiano le reti dei pescatori in una sola notte.

L’insaziabile voracità dei vermocani, unita alla capacità rigenerativa che permette loro di moltiplicarsi anche se sezionati, li rende particolarmente pericolosi. Gli aculei urticanti carichi di tossine irritanti sono una minaccia sia per l’uomo che per l’ambiente marino. Le punture possono causare edemi, forte dolore e intorpidimento, rendendo necessario lo sviluppo di antidoti efficaci.

Per contrastare questo fenomeno, l’Istituto Nazionale di Oceanografia ha avviato un programma di ricerca con avamposti a Panarea e Milazzo. In collaborazione con diverse università italiane ed enti ambientali, l’obiettivo è caratterizzare le tossine urticanti per sviluppare possibili antidoti. Parallelamente, è stata lanciata una campagna di sensibilizzazione per avvisare residenti e turisti dei pericoli del vermocane.

Il verme di fuoco rappresenta una nuova e pericolosa insidia marina, la cui proliferazione incontrollata è una diretta conseguenza dei cambiamenti climatici.



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