Piscine ricche di coliformi fecali ed elevate cariche batteriche sono state scovate dai carabinieri dei Nas in 4 strutture destinate all’uso ricreativo e di divertimento nelle province di Messina, Viterbo e Latina. In altre parole, acque talmente contaminate da essere pericolose per la salute umana e, potenzialmente, causa di tossinfezioni. In tutto 10 strutture, tra parchi acquatici e piscine, hanno dovuto chiudere i battenti a pochi giorni da Ferragosto. I motivi? Non rispettavano i livelli di sicurezza, né le norme igienico- sanitarie previste dalla legge.

Controlli a tappeti in tutti Italia

Dall’inizio della stagione estiva i Carabinieri dei Nas, d’intesa con il Ministero della Salute, stanno conducendo una serrata campagna di controlli in tutta Italia, intensificata anche a seguito del caldo record dell’estate del 2022. Le temperature elevate, infatti, incrementano la proliferazione batterica nelle acque. Finora sono state ispezionate 288 strutture e nel 28% dei casi, ovvero 83, sono state riscontrare irregolarità sfociate in 108 sanzioni, sia penali che amministrative.

Parchi acquatici e piscine: le strutture più a rischio

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A Catania, all’interno delle acque delle piscine, è stata rilevata una cospicua presenza di batteri coliformi, Escherichia coli e Pseudomo. A Napoli, i Nas hanno scovato una piscina completamente abusiva: il gestore, sebbene non avesse mai comunicato l’avvio della sua attività, permetteva l’ingresso a pagamento dei clienti. Anche a Bari è stata chiusa una struttura dotata di piscina, lettini, ombrelloni, servizi igienici e chiosco in legno. Il tutto in totale assenza sia di autorizzazioni, che di analisi delle acque di balneazione. Storia simile anche a Reggio Calabria, con analoga disposizione di chiusura degli impianti. Nella provincia di Viterbo sigilli ad un centro sportivo per gravi carenze igienico-sanitarie e strutturali, compresa l’inidoneità dell’acqua delle due piscine. A Latina chiuso un parco acquatico con annesso centro sportivo: le piscine venivano riempite utilizzando acqua proveniente da pozzi artesiani.

Dai cibi scaduti alle cucine fatiscenti

Altre violazioni accertate riguardano sia l’inosservanza della normativa di sicurezza sui luoghi di lavoro, che la prevenzione dei rischi per gli utenti, comprese le misure di contenimento del Covid-19, come l’assenza di cartellonistica informativa e la mancanza delle periodiche pulizie e sanificazioni.

Non sono mancate segnalazioni nemmeno sulle tavole: si va dal sequestro di oltre 250 kg di alimenti, scaduti o privi di etichetta per la tracciabilità, alle cucine fatiscenti, dove sono state rilevate carenze sia igieniche che strutturali.

 

 



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