Immersi nella frenesia della vita moderna, spesso ci dimentichiamo dell’importanza vitale della natura per il nostro benessere. Un nuovo studio condotto dalla Cornell University di Ithaca (Stati Uniti) evidenzia che, stare a contatto con la natura, fa bene non solo alla salute psicofisica ma può proteggerci dalle infiammazioni
I segreti della salute dal cuore della natura
L’antica connessione tra gli esseri umani e la natura rivela ancora una volta la sua profonda influenza sulla nostra salute, e questa volta lo fa attraverso una straordinaria scoperta scientifica, guidata da Anthony Ong. Il professore del Dipartimento di Psicologia e direttore del Center for Integrative Developmental Science (CIDS) del College of Human Ecology (Cornell University), ha dimostrato che un contatto più frequente e positivo con la natura è correlato a livelli più bassi di tre diversi indicatori di infiammazione corporea. Quali? Interleuchina-6 (IL-6), Proteina C-reattiva e fibrinogeno.
Una scoperta serendipica
Quella di Ong è uno dei tanti esempi di scoperta “serendipica” cioè casuale. Pensiamo ad esempio a Cristoforo Colombo, che nel 1492 scoprì l’America mentre cercava un passaggio verso occidente per arrivare alle Indie. Oppure ad Alexander Fleming e Wilhelm Röntgen, inventori rispettivamente della penicillina e dei Raggi X.
«Parte di essa è stata ispirata dal luogo, dall’essere qui a Ithaca e dall’essere circondato dalla natura», spiega Ong. «Sono cresciuto a Los Angeles, le persone vivono in macchina e nel traffico. Quindi per me lo studio stava davvero cercando di rispondere alla domanda: ‘Quali sono i benefici per la salute della natura?’». Cerchiamo di capire le dinamiche.
Natura e benessere: svelati i segreti di una connessione profonda
Attraverso una combinazione di ricerca, dedizione e un tocco di casualità, che, parafrasando Louis Pasteur “nel campo dell’osservazione favorisce solo le menti preparate”, il team ha analizzato i dati raccolti dalla seconda ondata del sondaggio Midlife in the U.S. (MIDUS). Paliamo di un ampio studio longitudinale sulla salute e l’invecchiamento negli Stati Uniti.
Con un focus mirato su un sottogruppo di 1.244 individui, il team ha analizzato il legame tra il tempo trascorso all’aperto, il livello di divertimento percepito e i livelli di infiammazione nel corpo.
Utile precisare che i ricercatori non hanno solo considerato la quantità di tempo trascorso all’aperto, ma anche la qualità delle esperienze vissute. Ong stesso ha riflettuto sull’importanza di essere consapevoli mentre siamo immersi nella natura.
In particolare, spiega di aver realizzato di essere stato distratto da uno schermo durante una passeggiata intorno al lago Beebe. Ma torniamo all’argomento principale e soprattutto al nesso con l’infiammazione.
Lo strano nesso
Come accennato, il legame tra il contatto con la natura e la salute umana è stato esplorato attraverso lo studio delle concentrazioni di tre biomarcatori dell’infiammazione: interleuchina-6 (IL-6), Proteina C-reattiva e fibrinogeno. Questi biomarcatori sono stati misurati per rilevare l’associazione tra il coinvolgimento con la natura e i processi infiammatori sistemici nel corpo umano.
Di cosa parliamo?
L’interleuchina – 6 (IL-6) è una citochina infiammatoria rilasciata dalle cellule del sistema immunitario in seguito all’infezione virale;
La Proreattina C- reattiva (PCR), una molecola prodotta dal fegato la cui quantità può essere, è una cosiddetta proteina di fase acuta, appare cioè in concentrazioni elevate quando c’è una qualche infiammazione nell’organismo;
Il fibrinogeno è anch’essa una proteina di fase acuta, che aumenta in caso di infiammazione.
Il team ha dunque condotto un’analisi approfondita, controllando molteplici variabili tra cui dati demografici, comportamenti sanitari e farmaci. Nonostante i controlli, è emerso un risultato sorprendente: livelli ridotti di infiammazione erano costantemente associati a un contatto più frequente e positivo con la natura.
Importanza dello studio
Secondo Ong, lo studio offre una spiegazione biologica all’influenza positiva della natura sulla salute. Mostra infatti come vivere “en plein air” possa aiutarci a prevenire o gestire malattie croniche legate all’infiammazione, come le malattie cardiache e il diabete. Ma c’è di più…
La ricerca ci invita a riflettere sulla nostra propria esperienza con il mondo naturale. Sottolinea l’importanza di essere pienamente presenti e consapevoli durante i momenti trascorsi nella natura, per godere appieno dei suoi benefici per il benessere fisico e mentale.
La consapevolezza diventa dunque la chiave per massimizzare gli effetti positivi del contatto con l’ambiente che ci circonda per un benessere a 360°.
Altri protagonisti dello studio
La ricerca, intitolata “Engagement With Nature and Proinflammatory Biology”, pubblicata su Brain, Behavior, and Immunity, ha coinvolto anche i coautori Dakota Cintron e Gabriel Fuligni.
Fonti
Anthony D. Ong et al, Impegno con la natura e la biologia proinfiammatoria, Cervello, comportamento e immunità (2024).