In Italia quasi un italiano su 4 è over 65, più precisamente il 24% della popolazione. E mentre l’aspettativa di vita cresce, aumenta pure la diffusione di patologie cronico-degenerative e della fragilità sociale. Far fronte all’invecchiamento della popolazione e, soprattutto, prendersi cura nel modo più adeguato dei cittadini anziani è la principale sfida che il Sistema Sanitario Nazionale è chiamato ad affrontare. «Il primo passo – spiega Francesco Enrichens, Project Manager del Pon Gov Cronicità, in un’intervista a Sanità Informazione – è evitare l’ospedalizzazione e per farlo è necessario intervenire sul territorio con azioni di prevenzione, riabilitazione e assistenza».

Pnrr e assistenza domiciliare

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in particolare alla Missione 6, dedicata esclusivamente alla Sanità, pone importanti obiettivi che mirano proprio in questa direzione. In particolare, oltre a prevedere la creazione di Case e Ospedali di Comunità, punta ad incrementare l’assistenza domiciliare offerta agli anziani. Il Piano prevede un aumento delle prestazioni rese in assistenza domiciliare fino a prendere in carico, entro la metà del 2026, almeno il 10% della popolazione di età superiore ai 65 anni (in linea con le migliori prassi europee), rispetto all’attuale in media tra le diverse regioni italiane di poco inferiore ai 5 punti percentuali.

L’assistenza domiciliare integrata

Ad assistere l’anziano direttamente a casa sua dovranno essere professionisti di vario genere che, proprio in virtù della multidisciplinarità delle loro competenze (mediche, sanitarie e sociosanitarie), offriranno un’assistenza domiciliare cosiddetta “integrata” (Adi). «Grazie al Pnrr – continua Enrichens – ci sarà finalmente un approccio sistemico, regolato dal Dm 77 che, a sua volta, rappresenta la pietra miliare della riorganizzazione di tutto il Sistema Sanitario Nazionale, non solo a livello territoriale, ma globale». Precursore del Pnrr, nell’ambito dell’assistenza domiciliare integrata (Adi) è senza dubbio il progetto Pon Gov Cronicità 2018-2023 “Sostenere la sfida alla cronicità con il supporto dell’ICT”, realizzato dal Ministero della Salute con il coordinamento tecnico-scientifico di Agenas.

Il ruolo del Pon Gov Cronicità

«Grazie al Pon Gov Cronicità, avviato già un anno prima che scoppiasse la pandemia da Covid-19, coloro che operano nelle Regioni, nelle Aziende, ma anche nei Comuni, nell’ambito dell’assistenza sociosanitaria, hanno messo a punto e condiviso delle buone pratiche. Tra i punti cardine di queste “buone pratiche”, insieme alla telemedicina, ci sono: la “presa in carico globale”, i PDTA (Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali), la gestione delle fragilità nei pronti soccorso e di tutte le fragilità cosiddette “speciali” che afferiscono alla salute mentale, alla neuropsichiatria infantile, ai Sert e alla medicina penitenziaria. Ma un pilastro altrettanto importante è proprio l’assistenza domiciliare che, all’interno del Pnrr, trova un importante incremento: 800mila persone in più assistite a domicilio. Quindi, l’esperienza derivata dal Pon Gov Cronicità rappresenta un substrato importante sia per la costruzione del Pnrr, sia per la stesura e l’implementazione del Dm77».

L’ICT per l’ADI

«Fulcro della riorganizzazione dei servizi territoriali, ADI compresa, sono le nuove tecnologie e in particolare l’implementazione delle l’ICT (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) delle centrali operative territoriali», aggiunge Enrichens. L’informatica in sanità offre supporto in tutte gli aspetti connessi alla pratica sanitaria, dalla prevenzione, alla diagnosi, fino a terapia, assistenza ed agli aspetti amministrativi correlati. «Altro tassello fondamentale – continua Enrichens – sarà un utilizzo adeguato della figura emergente dell’infermiere di famiglia e di comunità. Inoltre, sarà altrettanto necessario continuare a mantenere una conoscenza adeguata dei bisogni di salute dei singoli individui, per la loro presa in carico, ma anche della famiglia dei pazienti e della comunità in generale che, insieme – conclude l’esperto – rappresentano un indiscutibile supporto per il nostro Sistema Sanitario Nazionale».

 

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