La combinazione di due vecchi farmaci, un antistaminico e un antiulcera, accende una speranza per i pazienti con sindrome Long Covid. Lo dimostra uno studio multicentrico coordinato da Carmine Gazzaruso, responsabile del Centro di ricerca clinica applicata (Cerca) dell’Istituto clinico Beato Matteo di Vigevano – Gruppo San Donato, e professore di Endocrinologia dell’università Statale di Milano. Al lavoro, pubblicato su “Frontiers in Cardiovascular Medicine”, hanno contribuito anche l’Irccs MultiMedica di Sesto San Giovanni (Milano) e il Centro medico Ticinello di Pavia. La ricerca indaga il ruolo dei mastociti, cellule del sangue, nella fisiopatologia del Long Covid e l’efficacia del trattamento con bloccanti dei recettori dell’istamina, una delle sostanze rilasciate dai mastociti.

La reazione cronica infiammatoria

«Studi precedenti, condotti a livello nazionale e internazionale – si legge in una nota diffusa dai ricercatori – avevano evidenziato come nei pazienti Long Covid vi fosse una maggiore attivazione dei mastociti rispetto al normale, reazione simile a quanto avviene nelle persone allergiche che in effetti presentano un’assonanza di sintomi con la sindrome post-Covid. Nel paziente allergico si verifica una grande produzione di istamina e prostaglandine, sostanze liberate in eccesso dai mastociti, esattamente come rilevato anche nel campione selezionato per la ricerca». Si evince quindi che nei pazienti Long Covid si scateni una reazione cronica infiammatoria sostenuta con un meccanismo tipico dell’allergia. Gli autori hanno dunque provato a inibire la reazione prodotta bloccando due dei 4 recettori dell’istamina, H1 e H2, attraverso due farmaci datati e ormai in disuso: l’antistaminico fexofenadina per bloccare H1 e l’antiulcera famotidina per inibire H2.

Lo studio

I pazienti coinvolti nello studio, 27, sono stati suddivisi in due gruppi: 14 hanno ricevuto i due farmaci in mix, mentre agli altri 13 non sono stati somministrati medicinali. I risultati vengono definiti “promettenti”: i sintomi del Long Covid sono scomparsi completamente nel 29% dei pazienti del primo gruppo dopo soli 20 giorni di trattamento, e in tutti gli altri pazienti trattati si è comunque rilevato un miglioramento significativo di ciascuno dei sintomi considerati. Nel gruppo di controllo, invece, non si sono registrate variazioni in merito allo stato di salute. «Questa scoperta – afferma Gazzaruso, principal investigator del lavoro – permetterà alle persone affette da Long Covid, che presentano questo disturbo legato ai mastociti, di guarire o migliorare attraverso una terapia molto semplice e facilmente reperibile. La nostra intuizione è frutto anche del lavoro di tanti colleghi sparsi per il mondo che stanno cercando delle risposte e delle cure per tutti coloro che, a distanza di anni, vivono ancora le conseguenze, talvolta molto gravi e invalidanti, dell’infezione da Covid-19».

Cos’è il long Covid

«Il Long Covid – sottolinea la nota – è una patologia conseguente all’infezione da Sars-CoV-2, che comporta sintomi cardiovascolari, psicologici, neurologici, respiratori, gastrointestinali, dermatologici e muscoloscheletrici. Tachicardia, palpitazioni, ipotensione posturale, affaticamento, deterioramento cognitivo, mancanza di respiro e tosse sono le manifestazioni più comuni di una sindrome spesso invalidante, per la quale non è stata ancora definita una terapia». Nello studio sono stati presi in esame 4 gruppi di sintomi tipici del Long Covid: stanchezza e astenia, alterazione cardiaca, nebbia mentale e alterazione della memoria, disturbi gastrointestinali (dolore, meteorismo, gonfiore). È stato poi selezionato un campione di 27 pazienti con caratteristiche comuni: soffrire di Long Covid da oltre 6 mesi, ed essersi sottoposti con risultati fallimentari a diversi trattamenti, per esempio aver assunto multivitaminici o betabloccanti e aver affrontato percorsi riabilitativi.

Pazienti vaccinati o non?

«I pazienti arruolati per il nostro trial – precisa Gazzaruso – non erano vaccinati contro Sars-CoV-2, perché il vaccino potrebbe modificare i sintomi del Long Covid. Non erano soggetti allergici e non avevano mai sofferto, prima dell’infezione da Sars-Cov-2, di uno dei sintomi presi in considerazione nello studio. Ancora, per la validità dello studio la stanchezza doveva essere accompagnata da almeno uno degli altri sintomi. Nella media dei pazienti esaminati il dato è stato confermato, registrando anzi la presenza di tre sintomi, se non addirittura dell’intera sintomatologia».

 

L’articolo Long Covid: in un mix antistaminico-antiulcera nuove speranze di cura sembra essere il primo su Sanità Informazione.



Fonte

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *