In Italia la forestazione urbana, almeno nelle dimensioni previste e di cui avremmo bisogno per mitigare l’inquinamento, è irrealizzabile. A spiegare come la soluzione risiederebbe invece in una ‘mitigation action’ su larga scala e composta da un ‘mix di soluzioni’ è Alessandro Miani, Presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) intervenuto in occasione dell’evento “Liberi di Respirare”, tenutosi a Roma nei giorni scorsi. Un confronto scientifico sui dati – preoccupanti – della qualità della nostra aria. Occasione anche per la presentazione  di “Aria Pulita”, l’Azione Legale Collettiva promossa da Consulcesi Group per il diritto ad un aria salubre.

L’importanza del verde urbano per l’inquinamento

Come ricorda ancora il Presidente SIMA nel suo intervento, il verde urbano e periurbano è fondamentale per una serie di motivi ormai ampiamente noti: primi fra tutti la mitigazione dell’inquinamento atmosferico e dei cambiamenti climatici ma anche e non meno importanti sono gli effetti sulla salute mentale e sul benessere complessivo dell’uomo. Gli alberi in particolare sono fondamentali perché, oltre a produrre ossigeno e assorbire anidride carbonica, svolgono una serie di funzioni come filtrare attraverso le loro foglie polveri fini e assorbire metalli pesanti e altri inquinanti. Sempre le piante poi, mitigano gli effetti delle cosiddette isole di calore, fornendo ombra e contribuendo al raffrescamento dell’aria oltre che mitigare il riscaldamento delle superfici pavimentate e degli edifici.

Il verde urbano inoltre ricopre un ruolo cruciale nella gestione delle acque piovane, assorbendole e riducendo quindi il rischio di allagamenti, di sovraccarico dei sistemi di drenaggio e di ristagno delle acque. Sono innumerevoli anche i benefici per il benessere fisico e psicologico dell’uomo. “Il contatto con la natura abbassa il livello di cortisolo nel sangue, i battiti cardiaci, riduce la pressione sanguigna: è un potentissimo anti stress naturale”, ricorda infatti Miani. “Il problema però è che in Italia, come in Europa, non abbiamo abbastanza alberi per realizzare la forestazione urbana, almeno non nelle dimensioni di cui avremmo bisogno e che sono state definite dalle varie istituzioni”, aggiunge il Presidente SIMA.

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Di quanto verde urbano abbiamo bisogno

Gli obiettivi di forestazione infatti – che siano considerati su scala internazionale come su quella nazionale –  appaiono estremamente ambiziosi e per un crescente numero di esperti, irrealizzabili. Secondo quanto stabilito durante il G20 di Roma del 2021, infatti, per “combattere la degradazione dei terreni e creare nuovi depositi di carbonio, dovremmo piantare mille miliardi di alberi entro il 2030; per l’Europa, secondo quanto stabilito dall’Ue con il Green Deal, la cifra ammonterebbe a 3 miliardi di nuovi alberi, entro lo stesso anno. Per quanto riguarda l’Italia, Il progetto di forestazione urbana approvato all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) stanzia 330 milioni di euro per rimboschire le città metropolitane con oltre 6 milioni di alberi entro il 2026.

“Obiettivi impossibili da perseguire su questa scala – spiega però Miani durante il suo intervento – poiché non disponiamo di questa copertura arborea nel nostro Paese”. In altre parole, non abbiamo materialmente gli alberi da piantare. Ad accertare le prime falle nell’implementazione del piano di forestazione urbana arriva Openpolis che in reportage del 27 marzo 2023 racconta come l’Italia abbia mancato gli obiettivi di piantumazione previsti per il 2022 (pari a 1,6 milioni di alberi), con attività ancora in fase di progettazione in molti territori e fondi – al tempo dell’ultimo decreto direttoriale 198 di agosto scorso – ancora non assegnati a città tra le più inquinate del Paese come Milano.

La ‘Mitigation action’ proposta da SIMA

Alla luce di queste ed altre considerazioni, è necessario avviare una ‘mitigation action’ su larga scala e che comprenda un mix di soluzioni a partire da quelle di più rapida attuazione e dalle zone più inquinate, spiega allora Miani nel suo intervento per “Liberi di Respirare”. “La proposta che noi di SIMA abbiamo fatto anche di recente al governo, tra l’altro valorizzata e stimolata anche dall’Europa, consiste nell’utilizzo di nanotecnologie fotocatalitiche al biossido di titanio a base etanolo che, come scientificamente dimostrato, hanno la capacità di ridurre gli inquinanti presenti nell’aria in sottoprodotti innocui per la salute umana”.

Come spiega l’esperto per i non addetti ai lavori, questa soluzione innovativa altro non è che una “vernice trasparente applicabile su muri e vetri di tutti gli edifici, pubblici e privati, che non ha bisogno di manutenzione, che non consuma energia, e che una volta posizionata continua a lavorare dai 20 ai 30 anni in base all’area, riducendo i principali inquinanti dell’aria per contatto”. Accanto a questo importante effetto di mitigazione dell’inquinamento atmosferico, queste nanotecnologie portano con sé altri vantaggi come la riduzione della formazione di croste nere e efflorescenze sulle superfici, dovute alle piogge acide e allo smog, e un miglioramento del decoro urbano, spiega ancora l’esperto.

“Ma questa non è neanche la soluzione – sottolinea Miani – che risiede invece in un mix di interventi”. Evitare mille piccoli investimenti e concentrare i fondi più significativi sulla transizione energetica a partire da ciò che inquina di più, sostituendo ad esempio le caldaie per il riscaldamento domestico, principale responsabile dell’inquinamento da polveri sottili PM2.5 e PM10 emesse nell’aria, fino ad arrivare alla produzione del grosso dell’energia attraverso le fonti rinnovabili, abbandonando poi definitivamente il fossile, suggerisce allora il Presidente SIMA come parte della mitigation action. “La transizione energetica non può avvenire dall’oggi al domani lo sappiamo, ma oltre che essere auspicabile e possibile è anche necessaria – conclude quindi il Presidente SIMA – Dobbiamo partire dalle soluzioni facilmente implementabili, mentre nel frattempo si lavora sul resto”.

 

 



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