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Sciopero di 48 ore nello stabilimento siderurgico di Taranto dei lavoratori di esercizio dell’area Altoforni proclamato dai delegati Rsu Fim, Fiom e Uilm di Acciaierie d’Italia, che hanno inviato una comunicazione all’azienda diffidandola dal fermare l’impianto Afo2, già in fase di rallentamento della carica.


L’azienda ha spiegato la necessità di avviare un programma di interventi manutentivi riguardanti diverse aree produttive, con la fermata per sette giorni dell’Altoforno 2, ma per i sindacati “potrebbero determinarsi situazioni di criticità dal punto di vista della sicurezza dei lavoratori, dal punto di vista ambientale e di salvaguardia degli impianti con la conseguente fermata totale dello stabilimento”.

La sospensione dell’attività dell’impianto comporta l’utilizzo del solo Altoforno 4, essendo già fermi l’Afo5 e l’Afo1. Lo sciopero, precisano le sigle metalmeccaniche, viene attuato “per impedire che ArcelorMittal continui nel suo ricatto, utilizzando i lavoratori e la fabbrica come scudo, per ricevere ulteriori risorse pubbliche da sperperare fino alla chiusura dello stabilimento”.

La protesta è stata niziativa attuata nel giorno dell’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia, che si è riunita nel pomeriggio per decidere come affrontare la crisi finanziaria, senza però registrare significativi passi avanti. Dunque, fumata nera per l’assemblea dei soci di Acciaierie di Italia che è stata riconvocata per il prossimo 11 dicembre. I due soci, Arcelor Mittal e Invitalia erano chiamati a intervenire circa il sostegno finanziario.

“Si è appena conclusa con l’ennesimo nulla di fatto l’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia. Oggi doveva essere la giornata della liberazione invece continua a essere una vicenda tragica che rasenta l’inverosimile”, dichiara Rocco Palombella, Segretario Generale Uilm. “Come è possibile che il Governo continui a tenere in piedi un’assemblea che ormai è sotto ricatto da parte di un socio di maggioranza da mesi e che continua a fermare gli impianti e si permette di presentare il conto, anziché prendere atto della sua gestione fallimentare? L’abbiamo capito da tempo che l’obiettivo è fermare gli stabilimenti e richiedere il risarcimento danni, dopo che sono stati artefici di una gestione che ha provocato solo fermate di impianti, cassa integrazione per migliaia di lavoratori e bruciato oltre un miliardo di risorse pubbliche. Riteniamo inaccettabile concedere ulteriore tempo a chi continua a tenere sotto scacco gli stabilimenti, bloccando la produzione e sbeffeggiando i lavoratori e le organizzazioni sindacali, anche con comunicati farneticanti. Dal Governo ci aspettiamo scelte radicali e definitive, si è perso già troppo tempo. Ci aspettiamo una convocazione urgente da parte di Palazzo Chigi, altrimenti ci autoconvocheremo. La situazione sta per esplodere ma si continua a non prendere le necessarie decisioni”.

“Le notizie che trapelano dall’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia, in merito all’ennesimo rinvio, sono inaccettabili. E’ chiaro ormai l’intento di Arcelor Mittal di minare l’ex Ilva non dando avvio alla ricapitalizzazione ed impedendo gli investimenti necessari per garantire il presente ed il futuro del gruppo siderurgico”. Così in una nota Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil. “Il Governo italiano – aggiunge De Palma – difenda la dignità del Paese, dignita’ che i lavoratori difendono scioperando per salvare gli impianti, evitando lo spegnimento di Afo2, e per garantire la transizione ecologica della produzione di acciaio. Il Governo non si non faccia più tenere in ostaggio da Arcelor Mittal e nelle prossime ore intervenga per prendere il controllo e la gestione dell’azienda”

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