venerdì, Ottobre 4, 2024
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ChatGPT riporta i nostri articoli parola per parola



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Mentre Microsoft guarda oltre OpenAI nel mondo dell’IA e investe in un’altra startup della Silicon Valley, il colosso di Redmond e la compagnia di Sam Altman finiscono in nuovi guai legali. Diverse testate giornalistiche hanno infatti intentato una causa contro OpenAI e Microsoft dopo che i loro articoli sono stati usati per addestrare ChatGPT.

A riportare la notizia sono Engadget e The Verge, che spiegano che siti web del calibro di The Intercept, Raw Story e AlterNet hanno accusato ChatGPT di riprodurre i loro articoli parola per parola o quasi” nelle sue risposte agli utenti. Ciò sembra suggerire che Microsoft e OpenAI abbiano utilizzato gli articoli di queste testate per il training delle loro IA, senza però consultare preventivamente gli editori che ne detengono i diritti editoriali. Ancora peggio, ChatGPT non citerebbe gli autori degli articoli da cui trarrebbe più di qualche spunto per le sue risposte.

La causa arriva a qualche mese dall’analogo procedimento legale del New York Times contro OpenAI, anch’esso volto a fermare l’utilizzo degli articoli del giornale per l’addestramento del Chatbot dell’azienda di Sam Altman. Secondo la causa legale intentata dalle tre testate americane – tutte rappresentate dallo stesso studio legale – “Microsoft e OpenAI sapevano che il loro Chatbot sarebbe stato meno popolare e avrebbe generato meno ricavi se gli utenti fossero stati informati del fatto che le risposte di ChatGPT violavano il diritto d’autore di alcune terze parti“.

Il grosso della causa sembra riguardare il fatto che – a detta delle tre testate giornalistiche che siedono nei banchi dell’accusa – Microsoft e OpenAI sarebbero al corrente delle infrazioni di copyright che avverrebbero durante il training di ChatGPT, ma semplicemente non farebbero nulla per impedirle. Secondo i promotori dell’azione legale, proprio per questo motivo Microsoft avrebbe promesso agli utenti di ChatGPT una copertura legale completa nel caso in cui i materiali generati dal bot infrangessero il diritto d’autore di aziende terze.



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