Ultimamente gli appassionati di videogiochi hanno incontrato il mondo accadico-sumero all’interno dell’ultimo titolo di Prince of Persia – di cui potete leggere anche la nostra recensione -, impersonando l’antieroe Sargon che si rivelerà poi essere il salvatore della Persia.
Tuttavia gli esperti studiano la cultura accadica-sumera da molto tempo, perché essa è avvolta da numerosi misteri, di cui uno in particolare ha da sempre fatto gran parlare di sé: il significato di alcune misteriose figure ricorrenti in diverse opere architettoniche, risalenti a partire dal 2200 a.C.
Queste figure sono le stesse che è possibile vedere nel gioco di Ubisoft e sono state anche successivamente riprese da popoli successivi, successori del grande impero accadico fondato proprio da Sargon di Akkad. Esse sono il bue, il leone, il fico, l’aratro, l’aquila e sul loro significato gli archeologi hanno dibattuto per generazioni.
Un nuovo studio però, svolto dal linguista ed esperto di storica antica Martin Worthington, ha appena cercato di risolvere questo mistero, formulando una teoria che sembra molto verosimile.
Worthington ha studiato vari templi che attualmente si trovano in Iraq, risalenti millenni anni dopo la morte di Sargon, ovvero al 700 a.C. All’epoca regnava un sovrano che aveva lo stesso nome del primo imperatore, Sargon II, un re assiro che tentò di ricollegarsi alla mitica figura del predecessore assumendone il nome.
Proprio durante il suo regno, le figure zoomorfe che erano state utilizzate a partire dal primo impero accadico vennero nuovamente riutilizzate per decorare opere pubbliche, porte monumentali e templi, facendo sorgere un grande sospetto al linguista.
All’interno di un articolo pubblicato sulla rivista Bulletin of the American Schools of Oriental Research, Worthington sostiene che la combinazione delle parole utilizzate anticamente per definire questi simboli permetteva di comporre la parola assira del nome Sargon, ovvero šargīnu.
Ciò non solo chiarirebbe perché queste figure sono così ricorrenti all’interno dell’arte sumera e assiro babilonese, ma fornirebbe anche un indizio di come leggere i reperti risalenti al 2200 a.C.
C’è però anche di più. Secondo Worthington, ciascuno dei cinque simboli può essere inteso come una costellazione. Il leone rappresenterebbe infatti l’attuale costellazione del Leone mentre l’aquila sarebbe la costellazione in cui è presente la stella Altair – da cui proviene il nome del primo assassino della saga di Assassin’s Creed.
“Usare questi cinque simboli per scrivere il nome del primo re permise quindi a questi antichi popoli di collocare il nome di Sargon nei cieli, per tutta l’eternità. Un modo intelligente per rendere immortale la propria storia” ha chiarito Worthington, che viene considerato uno dei maggiori esperti al mondo della cultura assira babilonese.
D’altronde Sargon I aveva tutte le ragioni per ritenersi più importante degli altri re. Fu il primo imperatore dell’impero accadico, assoggettò tutti i popoli a lui vicini, rivoluzionò il sistema agricolo, amministrativo e militare della regione e cominciò delle opere che non erano state mai realizzate. La stessa parola “Sargon” significa “re legittimo” ed è forse per questo se, secoli più tardi, Sargon II decise di prendere questo stesso nome.