Le temperature estreme, sia calde sia fredde, sono state associate a un aumento del rischio di mortalità per ictus ischemico ed emorragico. A confermarlo, uno studio della Harvard T.H. Chan School of Public Health di Boston. I risultati suggeriscono che l’impatto delle temperature estreme sulla mortalità per ictus è significativamente più forte nei Paesi a basso reddito rispetto a quelli ad alto reddito

Quanto le temperature estreme diventano fattori di rischio

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Temperature estreme: ll caldo eccessivo può provocare disidratazione e ispessimento del sangue

Gli scienziati della Harvard T.H. Chan School of Public Health di Boston hanno esaminato i dati provenienti da diverse regioni del mondo, identificando un chiaro legame tra temperature estreme e un aumento della mortalità per ictus. 

Il caldo eccessivo può infatti provocare disidratazione e ispessimento del sangue, mentre il freddo estremo può causare costrizione dei vasi sanguigni e aumento della pressione arteriosa.

Quanto al “colpo apoplettico”, è una condizione medica grave causata dall’interruzione del flusso sanguigno al cervello, che porta alla morte delle cellule cerebrali. 

Esistono due principali tipi di ictus:

1. Ictus Ischemico: causato dall’ostruzione di un’arteria cerebrale, spesso a causa di un coagulo di sangue.

2. Ictus Emorragico: provocato dalla rottura di un vaso sanguigno nel cervello, che causa un’emorragia.

Ma c’è di più. Stando alle ricerche, il team statunitense ha osservato che le popolazioni dei Paesi a basso reddito sono maggiormente vulnerabili a questi effetti. Cerchiamo di capire meglio.

Ricerche precedenti e nuovi risultati

Le ricerche precedenti sulla relazione tra temperature estreme e mortalità per ictus avevano prodotto risultati misti e inconcludenti. La maggior parte degli studi si era concentrata su singole città o Paesi, principalmente ad alto reddito, e pochi avevano distinto tra i diversi tipi di ictus. Per superare queste limitazioni, i ricercatori hanno utilizzato il consorzio Multi-Country Multi-City Network per creare un database multinazionale e multiregionale di mortalità per ictus ischemico ed emorragico. Questo database includeva oltre 3,4 milioni di decessi per ictus ischemico e più di 2,4 milioni di decessi per ictus emorragico, registrati tra il 1979 e il 2019 in 522 città di 25 paesi.

Principali scoperte dello studio

Lo studio ha rilevato che, per ogni mille decessi per ictus ischemico o emorragico, circa undici erano attribuibili a giornate estremamente fredde o calde. Tra questi, le giornate più fredde e più calde (il 2,5% dei giorni) hanno contribuito rispettivamente a 9,1 e 2,2 morti in eccesso per ictus ischemico, e a 11,2 e 0,7 morti in eccesso per ictus emorragico.

Disparità tra Paesi a basso e alto reddito

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i Paesi a basso reddito soffrono maggiormente della mortalità per ictus emorragico correlato al calore rispetto a quelli ad alto reddito

Come detto, la ricerca ha scoperto che i Paesi a basso reddito soffrono maggiormente della mortalità per ictus emorragico correlato al calore rispetto a quelli ad alto reddito. 

A confermalo anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), secondo cui, oltre l’80% delle morti per ictus avviene nei Paesi a basso e medio reddito. Questi affrontano un doppio fardello di malattie infettive e croniche. Le disparità possono essere spiegate da diversi fattori:

  • Controllo della temperatura interna: nei Paesi ad alto reddito, migliori sistemi di riscaldamento e raffreddamento aiutano a mitigare l’impatto delle temperature estreme;
  • Tassi di lavoro all’aperto: nei Paesi ad alto reddito, meno persone lavorano all’aperto durante le condizioni climatiche estreme.

Di contro, nei Paesi a basso reddito

  • Le infrastrutture sanitarie spesso non sono adeguate per gestire emergenze come l’ictus. Molte persone non hanno accesso a trattamenti tempestivi che potrebbero salvare loro la vita o ridurre i danni cerebrali; 
  • Prevalenza di fattori di rischio: l’alto tasso di ipertensione, diabete e altre condizioni mediche non controllate aumenta il rischio di ictus.

Limiti dello studio e prospettive future

Lo studio presenta alcune limitazioni, tra cui una copertura geografica limitata che ha sottorappresentato aree rurali e Paesi dell’Asia meridionale, Africa e Medio Oriente. Inoltre, non sono stati raccolti o esaminati dati demografici individuali, e lo studio si è concentrato solo sui decessi per ictus, non sull’incidenza degli ictus non fatali.

Conclusioni e raccomandazioni: occhio alle temperature estreme

La ricerca evidenzia l’urgenza di considerare il cambiamento climatico non solo come una questione ambientale, ma anche come una crisi di salute pubblica a livello globale. Proteggere le popolazioni vulnerabili dai rischi legati alle temperature estreme potrebbe salvare vite e migliorare la qualità della vita in tutto il mondo.

«I nostri risultati rappresentano un ulteriore passo verso la comprensione degli effetti del cambiamento climatico sull’ictus». Questo il commento di Barrak Alahmad, ricercatore del Dipartimento di Salute Ambientale. «Con l’aumento delle temperature estreme, prevediamo un incremento degli ictus fatali e una maggiore disparità nella mortalità per ictus tra i paesi ad alto e basso reddito, poiché questi ultimi probabilmente sopporteranno maggiormente l’impatto del cambiamento climatico».

Fonti

Temperature estreme e mortalità per ictus: prove da un’analisi multinazionale, Stroke (2024)



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