Inquinamento ambientale e fertilità: questa la pressante questione al centro delle due ricerche presentate in occasione del congresso della Società Europea della Riproduzione Umana ed Embriologia (ESHRE 2022) in corso a Milano dal 3 al 6 luglio.

Durante l’evento internazionale più importante sulla riproduzione, è stata presentata l’indagine che per la prima volta ha analizzato la presenza dei Bisfenolo A nelle donne avviate a cicli di fecondazione assistita provenienti da due aree della Campania, area nord di Napoli (Terra dei Fuochi) e area dell’alto medio Sele e Cilento.

Che i fattori ambientali incidano sull’apparato riproduttivo e quindi sul tasso di fecondità è ormai lungamente provato dalla ricerca scientifica: gli ultimi dati mostrano infatti che negli ultimi 40 anni, nei paesi industrializzati c’è stato un calo della concentrazione spermatozoaria del 59.3%, contribuendo in maniera sostanziale alla riduzione delle nascite.

In questo contesto, le nuove scoperte confermano come il trend di infertilità non è geograficamente omogeneo, ma può presentare delle differenze di aree nell’ambito della stessa nazione o addirittura della stessa regione, quanto «l’esposizione di tipo ‘residenziale’ sia importante nella valutazione della fertilità, quanto sia importante indagare in particolare gli  indicatori di salute riproduttiva maschile e femminile in relazione ai rischi non solo riproduttivi ma anche futuri per patologie cronico-degenerative in fase più avanzate della vita, portando ancora una volta l’attenzione sull’urgente necessità di affrontare e risanare territori così ambientalmente compromessi per la tutela della salute pubblica», dichiarano gli autori della ricerca.

A coordinare il gruppo di lavoro del Progetto EcoFoodFertility il Dott. Luigi Montano, Uro-Andrologo dell’ASL di Salerno e Presidente Società Italiana della Riproduzione Umana che ha presentato i risultati insieme alla Dr.ssa Maria Cira Gentile – biologa della riproduzione del Centro di Ricerche Gentile – Gragnano (NA). Il Dott. Raimondo Salvatore, andrologo e Responsabile Scientifico del Centro di Ricerche Gentile ha coordinato i vari Centri di PMA nelle due aree campane per reperire il materiale biologico necessario per poter realizzare i due lavori, coinvolgendo le seguenti strutture: Clinica Hera-PMA – Giugliano in Campania (NA), Centro Chemis Iaccarino – Napoli,  Centro Fecondazione Assistita “Villa Bianca” – Napoli,  Centro PMA – ASL Napoli 2 Nord – Napoli,  Medical Center “Gunè” – Acerra (NA), Mediterraneo PMA – Salerno, Centro Embryos – Battipaglia (SA).

Il primo lavoro di ricerca dei Bisfenolo A, sostanze presenti nelle plastiche di uso comune – dalle bottiglie alle pellicole, ai cosmetici alle gomme, nonché uno dei potenti interferenti endocrini con sempre più riconosciuti danni alla salute umana e riproduttiva che oltre a passare nel corpo per via alimentare e cutanea, si rivengono in grande quantità anche in atmosfera per combustione delle stesse plastiche come quella illecita di rifiuti – è stato condotto su 71 donne con età media simile (32 anni) e stesse abitudini di vita e alimentari: 43 donne residenti nella “Terra dei Fuochi” e 31 nell’area di controllo del salernitano. Lo studio pilota mostra che la concentrazione del Bisfenolo A è significativamente molto più alta nel sangue e nei fluidi follicolari delle donne residenti nella prima area e quindi compatibili alle condizioni critiche ambientali dell’area dove ancora è diffusa la pratica degli incendi di rifiuti tossici ed urbani.

L’altro studio sempre condotto su altre donne nelle due aree (35 terra dei fuochi e 30 area salernitana), invece ha rilevato tassi significativamente più alti di diverse classi di Policlorobifenili (PCBs), sostanze chimiche molto utilizzate fino alla fine degli anni ‘70 in particolare per batterie ed altri materiali simili, considerate già dal rapporto del 2013 dall’agenzia Internazionale di ricerca sul cancro (IARC) come cancerogene per gli esseri umani (gruppo di classe I). La ricerca condotta da EcoFoodFertility, peraltro, mostra un tasso di abortività ben 3 volte superiore nelle donne residenti nella Terra dei Fuochi rispetto a quelle dell’area dell’Alto-Medio- Sele e Cilento.

Questi due studi sulla salute delle donne nelle aree campane rappresentano un ulteriore tassello al significativo lavoro già condotto dallo stesso gruppo di ricerca a seguito dell’identificazione di un marcatore di impatto ambientale individuato nel monitoraggio fra gruppi di donne provenienti sempre dalle due aree campane della KLK3  nel sangue (il comune PSA che si esegue generalmente nei maschi per problemi prostatici), pubblicato nel 2021 su “International Journal Environmental Research and Public Health”.

«In sostanza – concludono gli autori – se il progetto EcoFoodFertility, partito dal confronto di maschi giovani, sani e omogenei per età e stili di vita, residenti in aree a diversa pressione ambientale della Campania, e ora esteso a diverse zone ad alto rischio ambientale non solo d’Italia sta sempre più chiarendo come il seme umano sia un indicatore ideale per valutare i primi segni di danno ambientale alla salute umana, a partire da quella riproduttiva maschile (seme “Sentinella” della Salute Ambientale e Generale), le nostre nuove scoperte su queste giovani donne aprono il filone del progetto al versante femminile (EcoFoodFertility for Women)».

 



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