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– Nessuna decisione sul rientro di Mosca nell’accordo sul grano e nessun passo avanti sul fronte del processo di mediazione di pace che la Turchia vorrebbe riprendere tra la Russia e l’Ucraina. L’atteso incontro tra Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan, il primo in presenza dopo quasi un anno, non ha prodotto i risultati sperati. Non ci sarà la firma di alcun documento al termine dei colloqui in corso a Sochi tra il presidente russo Vladimir Putin e quello turco Recep Tayyip Erdogan, ha detto all’agenzia Ria Novosti il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. La prima parte dei colloqui, durata un’ora e mezza, a cui hanno partecipato anche i rispettivi ministri degli Esteri e della Difesa, – ha fatto sapere Peskov – è stata “molto costruttiva” con uno “scambio completo di informazioni” e una “analisi esaustiva delle relazioni bilaterali”. Oltre all’accordo sul grano nell’agenda dei colloqui anche le situazioni in Ucraina, Siria e Libia.

Nel dettaglio Mosca, ha ribadito Putin, accetterà una ripresa dell’intesa per l’esportazione dei cereali ucraini solo quando saranno tolte le restrizioni al proprio export di grano e fertilizzanti. Per Putin “la controffensiva ucraina ha fallito” e all’orizzonte non si vede la prospettiva concreta di negoziati. Il presidente turco ha detto che il suo Paese ha preparato “alcune proposte insieme con l’Onu” che potrebbero convincere la Russia a tornare all’accordo sul grano. Mosca sottolinea infatti che con l’intesa raggiunta nell’estate del 2022 tra Russia e Ucraina con la mediazione di Ankara e delle Nazioni Unite è stato adottato anche un memorandum che prevedeva la rimozione degli ostacoli alle esportazioni di cereali russi, ma che non è mai stato applicato. Se le sanzioni occidentali non colpiscono direttamente le esportazioni di cibo, le restrizioni imposte a livello bancario, logistico e assicurativo creano barriere spesso insormontabili. E questo mentre la produzione russa – 130 milioni di tonnellate di grano previste quest’anno, con 60 milioni che possono essere esportate – secondo Putin potrebbe dare un contributo decisivo a combattere i problemi alimentari dei Paesi più poveri. Lo zar ha sostenuto tra l’altro che le esportazioni del grano ucraino nell’anno in cui è durato l’accordo, fino al luglio scorso, sono andate a beneficio per oltre il 70% dei Paesi più ricchi, e solo in misura del 3% di quelli della fascia più povera. In tale scenario Putin ha accusato gli ucraini di aver utilizzato i corridoi umanitari riservati alle navi nel Mar Nero per attaccare obiettivi militari e civili russi, compresi i gasdotti Turkish Stream e Blue Stream e le navi russe schierate a loro protezione: “Questo non può più essere tollerato”, ha avvertito. Ma il leader russo è sembrato mettere anche in dubbio la necessità dell’accordo, sottolineando che “i prezzi del grano continuano a calare” nonostante la sua sospensione. “Non c’è una mancanza fisica di cibo, ma di una sua equa distribuzione”, ha detto Putin annunciando che entro poche settimane dovrebbe diventare operativa l’iniziativa della Russia di effettuare consegne gratuite di cereali a sei Paesi africani tra i più poveri. Dalle 25mila alle 50mila tonnellate ciascuno dovrebbero essere fornite a Burkina Faso, Zimbabwe, Mali, Somalia, Repubblica Centrafricana ed Eritrea. “Crediamo che potremo raggiungere presto una soluzione che venga incontro alle aspettative” ha assicurato Erdogan commentando l’accordo sul grano.

L’obiettivo di Ankara è quello di riproporsi come mediatrice di pace tra Mosca e Kiev, e su questo Erdogan ha invitato l’Ucraina ad “ammorbidire” la sua posizione.

Al centro delle tre ore di colloqui a Sochi argomenti di interesse bilaterale. Sul fronte del nucleare Putin ha annunciato l’avvio l’anno prossimo della prima centrale turca costruita dai russi ad Akkuyu. Erdogan ha parlato di “passi in avanti” per la costruzione della seconda a Sinop, sul Mar Nero. In campo energetico è stato anche creato un gruppo di lavoro per la realizzazione di un hub del gas in Turchia, alimentato dalla materia prima russa.

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