Gli animali da compagnia condividono con i padroni non solo momenti di gioia, ma anche diverse malattie. È quanto evidenzia la medicina comparata in un più ampio concetto di One Health, secondo il quale la salute delle persone è direttamente connessa con quella degli animali e con l’ambiente in cui vivono. In particolare, negli ultimi dieci anni la ricerca ha evidenziato una similitudine tra patologie cardiovascolari, gastrointestinali e addirittura tumori più o meno rari che colpiscono animali domestici e i loro padroni.  L’IRCCS Candiolo e il Dipartimento di Veterinaria dell’Università di Torino stanno portando avanti in quella direzione una revisione di  studio epidemiologico che dimostra una correlazione tra alcuni tipi di tumori presenti nel cane e nell’uomo.

Melanoma delle mucose, osteosarcoma e linfoma B a grandi cellule

«Nonostante la difficoltà di comparazione per una differenza esponenziale di esposizione ai cancerogeni tra gli animali, che hanno vita più breve, e l’uomo; è emerso che esistono tre tipologie di tumori di cui si ammalano entrambi. Si tratta del melanoma delle mucose, l’osteosarcoma e il linfoma B a grandi cellule – spiega Anna Sapino, direttore scientifico dell’IRCCS Candiolo di Torino –. Il primo dato significativo emerso negli studi, nonostante la difficoltà di raccogliere i dati di esposizione ai cancerogeni, è che l’ambiente influisce nell’alterazione delle cellule, nonostante animali e uomini abbiamo Dna differente».

Non animali da esperimento, ma pazienti

Definita la correlazione tra uomo e animali domestici nello sviluppare patologie tumorali, il prossimo step dell’IRCCS Candiolo e il Dipartimento di Veterinaria dell’Università di Torino sarà definire al meglio il percorso diagnostico e terapeutico. «Questo significa trovare i tumori in uno stadio iniziale, intervenire chirurgicamente quando necessario e poi vedere se fare cure specifiche. I cani vengono inseriti in trial clinici per individuare i farmaci in grado di far regredire il tumore e si studiano poi gli eventuali effetti collaterali, in modo da evitarli all’uomo. I cani non sono però animali da esperimento – puntualizza il direttore scientifico dell’IRCCS di Candiolo -, ma a tutti gli effetti dei pazienti».

 

 



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