Per il giudice è “palesemente e inequivocabilmente emerso che l’unico obiettivo, perseguito da Bonaiuti, fosse esclusivamente quello di uccidere la Scialdone“. E’ quanto scrive il gip Simona Calegari nell’ordinanza di convalida dell’arresto e di applicazione della custodia cautelare in carcere per l’ingegnere di 61 anni, arrestato dalla polizia, dopo aver sparato a Martina Scialdone, l’avvocato di 34 anni uccisa venerdì sera fuori da un ristorante in via Amelia al Tuscolano a Roma. “Infatti, ciò si evince non solo dalle modalità di svolgimento dei fatti così come descritte dal fratello della vittima, testimone oculare, ma anche dalla circostanza che Bonaiuti, pur potendo, anche successivamente all’evento rivolgere l’arma nei suoi stessi confronti, ha con estrema lucidità, una volta ucciso la donna, diretto la sua azione esclusivamente alla fuga”.
La procura di Roma, con i pubblici ministeri del pool antiviolenza coordinati dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, contesta a Bonaiuti l’omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai motivi futili e abietti, rappresentati dalla gelosia e dall’aver agito contro una persona a lui legata da relazione affettiva.
A carico di Costantino Bonaiuti emerge “un panorama indiziario talmente consistente e solido da considerarsi, già allo stato, pressoché inconfutabile nel proseguo dell’attività investigativa” sottolinea il gip. Dalle testimonianze raccolte emerge come Bonaiuti non fosse solito portare con sé armi, “se non per scopi sportivi”. “Questa circostanza contribuisce nel ritenere ragionevolmente verosimile il fatto che “Bonaiuti consapevole della volontà della compagna di voler interrompere definitivamente la relazione e scoperta la nuova frequentazione” della ragazza “si fosse recato all’ultimo appuntamento con la vittima portando preordinatamente con sé l’arma, con la quale poi le avrebbe sparato, uccidendola”.
Il fratello di Martina è stato testimone oculare dell’omicidio. Il fatto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Roma a carico del 61enne. Nell’ordinanza si cita la testimonianza del fratello che racconta i momenti della lite tra i due. “Ho capito che il motivo per cui stavano litigando era perché lei gli aveva detto che doveva lasciarlo” riferisce il fratello della vittima. “Quando è uscito dalla macchina, lui la tratteneva per un braccio e io mi sono messo in mezzo – spiega il testimone – cercando di dividerli per portare via Martina. Nel momento in cui sono riuscito a dividerli, lui ha tirato fuori la pistola e ha sparato. E’ durato una frazione di secondo, ho visto che puntava all’altezza del petto e poi ha sparato. Ero a distanza da lei forse un metro”.