l elefante luigi xiv unico elefante europa meta xix secolo v4 715691

I re e gli imperatori sono abituati a ricevere e a fare doni molto singolari, in particolare quando il loro regalo risulta essere il simbolo della loro potenza e delle loro capacità commerciali.

Tra i regali più strani che abbiano mai ricevuto dei regnanti c’è l’elefante dato in dono a Luigi XIV di Francia, che si vide recapitare un elefante africano dal re di Portogallo Pedro II, noto come il “Re Pacifico”.

Questo animale nacque probabilmente attorno al 1664 e visse gran parte della sua vita all’interno dello zoo che Luigi XIV fece realizzare alla reggia di Versailles, per ospitare i doni più strambi che venivano recapitati dagli altri regni e dalle colonie.

Da quello che sappiamo tramite le testimonianze storiche, l’elefante in questione era una femmina e fu catturata in tenera età in Congo, da una spedizione commerciale che la spedì in Portogallo, tramite una nave.

Sfortunatamente non visse a lungo. Morì infatti nel 1681 a solo 16 anni di età, quindi non raggiunse mai l’età adulta. Le ragioni della sua morte oggi risultano molto chiare. Non essendo abituata a vivere in un contesto climatico continentale come quello francese, ed essendo l’unico esemplare della sua specie in cattività dell’intera Europa, probabilmente soffrì per tutta la vita di depressione e malattie polmonari, che alla fine la spinsero a non mangiare molto e a morire d’inedia.

Non che la sua alimentazione francese fosse idonea alla sua salute. I cortigiani di Luigi XIV la nutrivano giornalmente con 36 kg di pane, 12 litri di vino, 10 litri di zuppa di verdure e riso, bucce di verdura e molto fieno. Una dieta che probabilmente era più idonea a dei maiali o a degli animali da fattoria e che era invece poco salutare per una specie che in teoria avrebbe dovuto cibarsi principalmente dei germogli delle piante africane.

Proprio a seguito della sua cattiva alimentazione e per il fatto che non si muoveva molto, alla fine, nell’ultimo anno della sua vita, questo esemplare soffrì così tanto la malnutrizione che dovette persino essere legata ad una gru per essere tenuta in piedi e idratata a forza. Una tortura che oggi sconvolgerebbe qualsiasi visitatore di uno zoo.

Tuttavia, il fatto stesso che il re non gli avesse dato un nome – a differenza del suo antenato Carlo Magno, che diede un nome all’elefante che ebbe ricevuto in regalo dal califfo di Baghdad – ci fa capire come questo elefante venne trascurato, una volta giunto in Francia, per quanto fu l’unico rappresentante della sua specie a vivere in Europa fino al 1862.

È inoltre anche probabile che questo esemplare ricordasse la sua famiglia e il suo ambiente natale in Africa, visto che fu catturato all’età di tre anni e la sua specie è nota per la notevole memoria.

L’unica attenuante che si può attribuire alla corte di Luigi XIV e allo stesso re e che all’epoca non si avevano informazioni sufficienti per gestire un animale del genere in Europa. Quindi, seppur il re spendeva molti soldi per finanziare sontuosi banchetti, non è colpa sua o dei suoi veterinari se alla fine l’animale morì di deperimento. Anzi, fu proprio la sua morte a far progredire la scienza.

Poco dopo il decesso, il re acconsentì al medico Claude Perrault di sezionarne e studiarne il cadavere, il cui scheletro oggi è esposto al Museo di Storia naturale di Parigi. I documenti redatti da Perrault, pubblicati nel 1734, avrebbero in seguito permesso agli zoologi di conoscere meglio l’anatomia di questa specie.



Fonte

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *