Un possibile ruolo dei cani all’origine dei casi di epatite acuta nei bambini sui quali la comunità scientifica internazionale sta indagando? “Per carità, no. Sono ipotesi infondate. Fino a quando non ci saranno dati solidi non si può dire nulla di supportato dai fatti” e, al momento, “la verità è che ancora si brancola nel buio”. La microbiologa dell’ospedale Sacco Maria Rita Gismondo respinge con forza l’idea che, sull’eccesso di infezioni epatiche a eziologia ignota, possano prendere piede “teorie non sostenute da osservazioni solide”.
Anche il coinvolgimento di specifici agenti patogeni attualmente è prematuro accreditarlo, spiega all’Adnkronos Salute la direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze del Sacco. “L’aver isolato in una buona percentuale” di pazienti “l’adenovirus può sicuramente far propendere per un’eziologia del genere, ma ancora stiamo brancolando nel buio”, ammonisce. E “non è nemmeno detto che” per queste forme non si tratti delle “epatiti che da sempre rimangono senza causa conosciuta. Credo che la ricerca debba continuare per provare ad arrivare a un vero isolamento, che però – precisa Gismondo – deve essere fatto in un numero significativo di individui”.