Un nuovo virus letale, che si trasmette attraverso le vie respiratorie, ha scatenato una pandemia globale. È vano ogni tentativo dei ricercatori di trovare una cura definitiva: solo i vaccini riescono a fermarne la diffusione. Non è un brevissimo resoconto dell’emergenza sanitaria vissuta in questi ultimi due anni a causa del Covid-19, ma la trama del film “Contagion” che già nel 2011 raccontava scenari molti simili a quelli che abbiamo vissuto nella vita reale meno di 10 anni dopo. E se la pandemia da Covid-19 non fosse stata semplicemente immaginata e rappresentata attraverso una pellicola cinematografica, ma l’avessimo potuta vivere nel mondo virtuale? È probabile che tutti, in primis medici e operatori sanitari, saremmo stati più preparati ad affrontarla.

Simulare per formare

manichini iperrealistici 2Al Gemelli Training Center medici e specializzandi si preparano proprio a questo: ad affrontare emergenze che si spera non capiteranno mai nella vita reale, ma anche a migliorare le proprie competenze per la gestione di situazioni ordinarie. Il tutto grazie ad una nuova generazione di simulatori per l’apprendimento di manovre e procedure chirurgiche in situazioni molto simili alla realtà, per apprendere in sicurezza manovre mediche, rianimatorie e chirurgiche, anche in condizioni ad elevato impatto emotivo. «L’utilizzo di tecnologie di realtà virtuale di ultima generazione permette, non solo di formare i giovani medici in maniera sempre più moderna ed efficace, ma anche di sperimentare la gestione della propria emotività e il lavoro di squadra», spiega il professor Raffaele Landolfi, direttore del Gemelli Training Center di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS.

Il debriefing

Alla fine dell’esercitazione sarà possibile fare tesoro degli errori commessi. Il valore aggiunto del metodo utilizzato al Gemelli Training Center non è solo l’alta tecnologia, ma anche la rianalisi del comportamento che ciascuno degli specializzandi o dei medici in formazione ha nello scenario di simulazione, il cosiddetto debriefing. «Al termine della simulazione tutto il team che vi ha preso parte visionerà l’intera videoregistrazione per identificare non sono eventuali errori di natura tecnica, ma anche reazioni emotive inappropriate», aggiunge Landolfi. In altre parole, sbagliando s’imparerà.

«Questi simulatori – conferma Luca Argentero, l’amato protagonista della fiction di Rai1 “Doc, nelle tue mani” che, in occasione della presentazione del Gemelli Training Center ha voluto cimentarsi direttamente in una serie di manovre sui manichini – sono ideali per formare il personale medico non sul paziente ma su delle tecnologie modernissime».

Simulatori o avatar?

“Victoria” è uno dei “manichini” testati da Luca Argentero.  Si tratta di un simulatore avanzato di parto dotato di un modulo di realtà aumentata e progettato per aiutare gli studenti a colmare il divario tra teoria e pratica con una curva di apprendimento particolarmente veloce. «Utilizzando la più recente tecnologia di visualizzazione “olografica”, sovrapposta al simulatore-paziente, sarà possibile collegare conoscenze teoriche e abilità pratiche, attraverso un’esperienza formativa completamente nuova. I discenti potranno gestire in totale sicurezza le varie situazioni di parto complicato, come il parto podalico, quello distocico di spalla, le emorragie, oltre a eseguire in simulazione un parto cesareo», racconta Landolfi.

Per la rianimazione ci sono i simulatori iperrealistici Simbodies utili alla gestione del trauma, il simulatore avanzato Apollo per l’ecografia. Ancora, il simulatore ungsim per la ventilazione meccanica, il Blocksim che insegna a fare le anestesie loco-regionali e EigenFlow, il simulatore per Ecmo (Extracorporeal membrane oxygenation), il sistema che in questi due anni ha aiutato a sopravvivere all’insufficienza respiratoria grave tanti pazienti affetti da Covid-19.

Medici e software in aggiornamento continuo

I manichini iper-realistici resteranno a disposizione degli studenti del Gemelli e dell’Università Cattolica all’interno di corsi appositamente organizzati. «Ogni 6 mesi – prosegue il professor Landolfi – avremo a disposizione anche tutti gli aggiornamenti e i nuovi software. Il ritmo di innovazione di queste tecnologie di apprendimento è impressionante e anche molto più rapido di quello delle vere tecnologie mediche. Tra l’altro – continua Landolfi – la simulazione può essere utilizzata non solo per rendere più efficiente l’apprendimento ma anche per migliorare la valutazione delle conoscenze e delle capacità dei futuri medici». La simulazione è, dunque, il futuro della formazione in medicina: «Ovunque si formino medici, pre e post-laurea, non possono mancare questi strumenti. È un obiettivo ineludibile da raggiungere non nel prossimo decennio, ma al massimo – conclude il professore – entro cinque anni».

 



Fonte

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *