riformulare le linee guida per le donne obese –

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Le linee guida internazionali, stabilite dall’Istituto di Medicina degli Stati Uniti (IOM), hanno a lungo raccomandato che le donne obese dovrebbero guadagnare tra i 5 e i 9 kg durante la gravidanza, rispetto ai 11,5-16 kg raccomandati per le donne di peso normale. Una nuova ricerca condotta dal Karolinska Institutet di Solna (Svezia) sfida le attuali linee guida mediche

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Peso in gravidanza: secondo gli studiosi svedesi, Non vi è alcun aumento dei rischi per la salute né per la madre né per il bambino se il guadagno di peso durante la gravidanza è inferiore alle attuali linee guida

Lo studio, condotto al Karolinska Institutet, ha analizzato attentamente le linee guida dell’IOM. Obiettivo? Cercare di capire se l’aumento di peso durante la gravidanza rappresentasse effettivamente un rischio per la salute della madre e del bambino nelle donne obese. Risultato?

Non vi è alcun aumento dei rischi per la salute né per la madre né per il bambino se il guadagno di peso durante la gravidanza è inferiore alle attuali linee guida.

Il discorso vale specialmente per le donne con obesità di classe 1 e 2 (con un BMI compreso tra 30 e 34,9) e, in alcuni casi, anche per le donne con obesità di classe 3 (con un BMI superiore a 40).

Alla luce di questi risultati, i ricercatori hanno chiesto di abbassare o addirittura eliminare il limite inferiore raccomandato di un aumento di peso di almeno 5 kg durante la gravidanza per le donne obese. A spiegarlo, Kari Johansson, docente del Dipartimento di Medicina di Solna. «Questo studio fornisce ulteriori prove a sostegno delle precedenti richieste di revisione delle linee guida in materia di peso in gravidanza per le donne obese.

Ci auguriamo che la nostra ricerca possa contribuire a un riesame delle linee guida nazionali e internazionali sull’aumento di peso durante la gravidanza».

Focus sullo studio  

Lo studio, “Stockholm Gotland Perinatal Cohort”, condotto tra il 2008 e il 2015, ha utilizzato dati provenienti dalle cartelle cliniche elettroniche e dai registri di 15.760 donne obese residenti a Stoccolma e Gotland.

Quanto alle donne, sono state monitorate per una media di otto anni dopo il parto.

Oggetto della ricerca, dieci esiti avversi associati all’aumento di peso durante la gravidanza, tra cui la preeclampsia (ipertensione), il diabete gestazionale e la ritenzione di peso post-partum.

I ricercatori hanno quindi ponderato ogni risultato in base alla sua gravità e lo hanno combinato per formare un risultato avverso composito.

Come detto, lo studio non ha mostrato alcun aumento del rischio di esito avverso composito nelle donne con obesità di classe 1 e 2 che hanno mantenuto un aumento di peso inferiore alle attuali linee guida stabilite dall’IOM.

Al contrario, per le donne con obesità di classe 3, un aumento di peso inferiore alle linee guida o addirittura una perdita di peso, evidenziava un ridotto rischio di esito avverso composito. Ad esempio, l’assenza di aumento di peso durante la gravidanza (cioè 0 kg) è stata associata a una riduzione del rischio di circa il 20%.

Necessari ulteriori studi sul peso 

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Peso in gravidanza: secondo gli studiosi svedesi occorre riformulare le linee guida IOM

«Sulla base di ciò, abbiamo concluso che un aumento di peso inferiore alle attuali raccomandazioni è probabilmente sicuro nelle gravidanze con obesità e potrebbe anche essere utile per quelle con obesità di classe 3». Questo il commento di Kari Johansson.

I risultati indicano anche che sono necessarie raccomandazioni specifiche per le donne con obesità di classe 3.

«A differenza di oggi, questo gruppo potrebbe ricevere raccomandazioni separate», conclude Kari Johansson.

I ricercatori procederanno ora con studi simili su donne in sovrappeso, normopeso e sottopeso.

Fonte

Kari Johansson et al, Sicurezza di un basso aumento di peso o perdita di peso nelle gravidanze con obesità di classe 1, 2 e 3. Uno studio di coorte basato sulla popolazione. The Lancet.

Materiale fornito dal Karolinska Institutet



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