Insulti, aggressioni fisiche e verbali, coltelli puntati alla gola, spintoni, botte a colpi di stampelle. Ferite che colpiscono il fisico e ancora di più l’anima. Sono quelle a cui vanno incontro tanti operatori sanitari ogni giorno, in una escalation che non si è fermata neanche durante l’emergenza Covid. Storie raccolte e messe in scena dall’associazione AMAD, Associazione Malattie, Ansia e Depressione, presieduta da Carlo Marchetti, con la consulenza scientifica della dottoressa Marina Cannavò, psichiatra e autrice del libro “Stop alla violenza a danno degli operatori della salute”.

È stato un racconto toccante quello messo in scena a Roma nello spazio di Salotto Tevere, di fronte all’isola Tiberina: gli attori Cristina Romiti, Alfonso Di Cosimo e Giancarlo Morelli hanno reso concreto il dolore, il disagio emotivo, la solitudine di chi ha trovato un nemico nella persona di cui si voleva prendere cura. La drammaticità delle conseguenze è stata anche sottolineata da canzoni dal vivo interpretate dai cantanti dell’Associazione Marilisa Priftuli e Dario Micci.

Storie di ordinaria violenza

L’evento ha squarciato il velo su storie di ordinaria violenza di cui si parla troppo poco ma che causano gravi danni ai professionisti della salute, le cui conseguenze sulla psiche possono durare settimane o mesi. Traumi spesso minimizzati dai dirigenti ospedalieri, quasi come fosse un normale ‘effetto collaterale’ della professione.

Marina Cannavò da anni è impegnata sul tema, ha incontrato tanti colleghi che hanno subito aggressioni, ha raccolto le loro storie. «La violenza è sempre un trauma, anche quella verbale, e ha importanti conseguenze sulla salute degli operatori della sanità, che possono riguardare anche la qualità delle cure verso i cittadini» ha affermato Cannavò ricordando uno studio che ha coinvolto 400 operatori sanitari di un grande ospedale romano, tutti coinvolti in episodi di aggressione o spettatori di tali eventi a danno dei colleghi.

«Il paziente, che mi aveva puntato un coltello alla gola, è stato dichiarato in stato di agitazione psicomotoria. Sono stato sollecitato a non procedere ad azioni legali perché, in realtà, lo avrei dovuto sedare immediatamente. Di fatto era colpa mia» è una delle testimonianze che si sono ascoltate nel corso della serata.

 

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La petizione di AMAD

AMAD ha lanciato una petizione per integrare la legge 113 del 2020 contro le aggressioni ai sanitari e che sia orientata a garantire una tutela legale, economica e sanitaria agli operatori della salute.

«Bisogna garantire la sicurezza dei luoghi di lavoro, soprattutto dei luoghi dell’emergenza. In molti ospedali romani non ci sono vie di fuga e questo non è accettabile. Bisogna garantire la perseguibilità d’ufficio per tutti i reati e non solo per quelli previsti dalla legge» spiega Cannavò.

Le richieste

Tra le richieste di AMAD:

  • allargare l’ambito di applicazione della legge 113 del 2020 a tutto il personale sanitario dirigenziale e del comparto sanità, nonché a tutti  i lavoratori assunti con diverse forme contrattuali (Partita IVA, Co.co.co, lavoratori interinali e lavoratori di Cooperativa), gli studenti, i volontari operanti nelle strutture sanitarie pubbliche e private, a rischio di subire aggressioni nei luoghi di lavoro,
  • il riconoscimento della figura professionale dello Psichiatra del lavoro che abbia maturato determinati requisiti,
  • il riconoscimento e conseguente indennizzo da parte dell’Inail del “danno fisico e psichico da aggressione nei luoghi di lavoro”, danno specifico diverso da quello psichico ad oggi previsto dalla normativa, che abbia comportato un’inabilità e/o un’invalidità temporanea e/o permanente
  • la richiesta per le strutture sanitarie pubbliche e private di istituire una polizza assicurativa a favore del personale che ha subito aggressioni nei luoghi di lavoro per la copertura totale delle tutele legali in ambito civile, penale, stragiudiziale e sanitarie.

«La legge 113 del 2020 – spiega Livia Palmieri, avvocato di AMAD – introduce delle nuove fattispecie e quindi prevede la perseguibilità d’ufficio delle lesioni gravi introducendo questo reato specificatamente nei confronti degli operatori sanitari. È un primo passo, introduce un’aggravante applicata a tutti i delitti commessi con violenze e minacce. Quello che manca è la perseguibilità d’ufficio di ogni tipo di reato, quindi anche di reati minori come le minacce verbali. AMAD richiede una tutela completa. Chiediamo inoltre l’attivazione di una assicurazione obbligatoria, pagata dall’azienda, per poter coprire le spese legali sostenute dal lavoratore che può richiedere risarcimento danni in ambito civile o penale».

La petizione AMAD ha raccolto adesione tra i sindacati e tra le forze politiche in Consiglio regionale del Lazio, come testimonia la presenza all’evento dei Consigliere Chiara Colosimo e Daniele Giannini, del Presidente del Sindacato Confintesa Massimo Visconti, del Segretario Nazionale Confintesa UGS Ruggero Di Biagi e del Segretario Regionale Lazio Confintesa Alessio Minadeo.

 

 



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