Specializzazione anche per i medici di medicina generale: una richiesta che trova la sua origine molto tempo fa e che finalmente con il PNRR potrebbe arrivare a compimento. Lo scorso 5 agosto 2021 il disegno di legge 2372/21 anticipava un’importante riforma strutturale da tempo richiesta dai rappresentanti di categoria, che comincerebbe proprio dalla formazione verso un miglioramento anche in termini qualitativi ed economici.

Nello specifico l’articolo 3 vede l’equiparazione del percorso formativo dei mmg a tutte le altre specializzazioni universitarie, aumentandone la durata da 3 a 4 anni. Lo scorso 10 febbraio 2022 questo ddl è arrivato alla Commissione Igiene e Sanità e da lì ha proseguito il suo percorso. Il titolo conseguito dal medico sarà denominato “Diploma di specializzazione in medicina generale di comunità e cure primarie”, ma ciò che veramente farà la differenza sarà l’equiparazione dal punto di vista del trattamento economico (art.6), infatti, l’attuale borsa di studio di 11 mila euro dovrebbe essere sostituita da un contratto di formazione con un aumento della remunerazione e le tutele di un contratto di lavoro come la contribuzione ai fini previdenziali e la parte assicurativa.

La specializzazione in medicina generale

«Come FIMMG già anni fa proponemmo un’equiparazione del termine specializzazione – commenta Pierluigi Bartoletti, vicepresidente FIMMG -. Non è un problema di termini, basta che funzioni. Mettiamoci nelle condizioni di fare una formazione adeguata per i mmg, equiparando il titolo di studio di chi lo fa nella specializzazione universitaria e di chi lo fa fuori. Io non penso che il problema si risolva con un tratto di penna o cambiando il ministero competente. Il problema si risolve partendo dalla competenza di chi tutti i giorni vede ciò che succede e purtroppo la situazione formativa nel nostro paese è molto legata all’organizzazione regionale. Pensare a un piano formativo nazionale quando il lavoro della medicina generale di fatto è regionalizzato, non penso risolva molti problemi e in ogni caso spesso le regioni hanno sistemi molto diversi di cui bisogna tenere conto, dobbiamo metterci nelle condizioni di poter specializzare i colleghi che dopo 3 anni possono affrontare il loro lavoro in maniera serena».

“Dottore, lei non ha tempo per me”

Proprio quel lavoro così intenso sul quale a volte ci si sente dire: “Dottore lei non ha mai tempo per me” dai pazienti. Abbiamo chiesto al vicepresidente FIMMG lui cosa risponderebbe.

«Io non devo avere tempo – ci ha detto – devo fare al meglio il mio lavoro e ci metto il tempo che serve. Premettendo che una persona deve avere tutto il tempo possibile purtroppo tutto il tempo non c’è. Avendo la fortuna di conoscere le persone per 20 anni facciamo quello che dobbiamo fare nel tempo necessario che non è né lungo né corto. Non tutti i casi sono uguali, infatti molte persone si lamentano che una persona resti 15 minuti e “a me mi liquidi in 3 minuti”. Quello prima di te aveva un problema più grave. Nessuno ti liquida, se vogliamo prendere un tè lo prendiamo ma abbiamo finito ed esula dall’attività professionale».

Ex specializzandi, Bartoletti: «Mettere fine a questa questione»

Sulle specializzazioni, inoltre, sono arrivate novità anche sulla gestione degli ex specializzandi tra il 1982 e il 1991. Sui rimborsi mancati finora la ministra dell’Università Maria Cristina Messa ha assicurato che il Governo si impegnerà per porre fine a questa ingiustizia con «ogni mezzo».

«Sarebbe anche il caso di mettere un punto su questa vicenda, se ne parla da anni e si va avanti. Ci sono dei colleghi che hanno vinto i ricorsi, altri che l’hanno persi. Alcuni che hanno vinto in primo grado e perso in appello, se ripartiamo da un punto e normalizziamo la situazione anche questa cosa qui finisce, senza continuare con la giustizia infinita del nostro paese in cui non si capisce mai quando le vicende giudiziarie innescate 20 anni fa devono finire e penso che debbano finire» ha confermato Bartoletti.

 

 

 



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