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Milano ‘zona 30’ a partire dal 1° gennaio 2024. Approvato ieri in Consiglio comunale un ordine del giorno – a prima firma del consigliere Marco Mazzei – con l’obiettivo di introdurre il limite di velocità a 30 km/h in tutta la città a partire dall’inizio del prossimo anno e ad eccezione solo di alcune strade a grande scorrimento. Una misura che ricalca quanto già accaduto in diverse città italiane ed europee, dove i limiti sulle strade sono stati abbassati ormai da diverso tempo. “Sono super felice”, il commento di Mazzei sui social dopo l’approvazione di questa importante possibile novità nella mobilità meneghina. Novità che, però, sembra non convincere tutti.

Il primo a puntualizzare è stato ieri il leader leghista e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini: “Ricordo al sindaco e al Pd che a Milano la gente vorrebbe anche lavorare…”, aveva scritto su Twitter commentando l’odg appena passato.

“Io credo – le parole del presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, interpellato oggi sull’argomento – che in tutte le cose dovrebbe esserci un po’ di gradualità, credo che ci siano delle strade che meriterebbero di essere limitate a 30 km all’ora, perché ci sono scuole e ospedali, e ci sono edifici sensibili dove è giusto che ci sia particolare attenzione” ma “in tutto il resto della città – ha aggiunto Fontana – forse il limite dei 50 km credo potrebbe essere più utile per evitare che si rischi il blocco della circolazione”.

LE RAGIONI DELL’ODG – Secondo quanto spiega Pierfrancesco Maran, Assessore alla Casa e Piano Quartieri del comune di Milano, “quasi il 75% degli abitanti di una città come Milano va abitualmente a lavorare senza auto, nella nostra metropoli ci sono 10 milioni di turisti, abbiamo riscoperto il piacere di vivere gli spazi esterni anche con le attività commerciali e, se pensiamo che i bambini debbano essere protagonisti della città, dobbiamo rendere le nostre strade sempre più sicure. Andare piano – spiega – riduce gli incidenti e le loro conseguenze, e consente il cosiddetto ‘uso condiviso’ degli spazi stradali che è – per ragioni penso intuitive – decisamente migliore rispetto all’idea che ognuno debba essere segregato nel suo spazio specifico (marciapiede, pista ciclabile, sede stradale, corsia riservata), specie in città che cambiano molto rapidamente”.

“La riduzione degli spazi automobilistici – continua Maran – consente quindi incrementi di spazi per i pedoni, per la mobilità dolce, per gli esercizi commerciali. Nei fatti il limite cittadino di 30 km/h è l’ennesimo tassello di un percorso che va avanti da tempo e che rende protagoniste dello spazio pubblico urbano le persone, oltre a portare, ad esempio, una riduzione di circa il 20% degli incidenti ogni quinquennio”.

“Come tutte le strategie – spiega ancora -, anche questa ha questioni che sono aperte e che è bene conoscere. Intanto una intuitiva: quando ci mettiamo a guidare l’auto pensiamo che il limite sia troppo basso, eppure durante il giorno già oggi è molto difficile superarlo. L’idea di una città a 30km/h non si fonda tanto sulla differente velocità, ma sulla riduzione della dipendenza dalle automobili e i milanesi in realtà ne possiedono ancora tante che usano poco. In media le auto stanno parcheggiate il 97% del tempo, e nasce da qui l’obiettivo principale di accompagnare progressivamente una riduzione del numero di auto. Sarebbe molto più efficiente per tutti averne la metà e lasciarle parcheggiate solo il 90% del tempo, ad esempio. Cosa che peraltro produrrebbe un grande risparmio per ogni famiglia, insieme allo sviluppo dei sistemi di sharing diversificati che stiamo sviluppando a supporto da 10 anni”.

Per Maran, “va sicuramente gestito il tema della logistica che a oggi è l’uso dei veicoli più difficilmente comprimibile in città e che è accresciuto per via dell’e-commerce. Come sappiamo questo avviene con soste spesso irregolari e una forte pressione su chi fa le consegne perché avvengano celermente”.

A tal proposito, continua, “si stanno sviluppando piani e nuovi sedi di logistica, probabilmente in futuro andrà anche limitata la possibilità di entrare in città con furgoni per effettuare consegne domestiche. È la cosiddetta logistica dell’ultimo miglio che potrebbe essere svolta in larga parte su veicoli più leggeri nei prossimi anni contribuendo anche a migliorare il traffico”.

“Resta un punto fondamentale e critico che riguarda il controllo sul rispetto di queste politiche. Vale per la velocità, così come per le altre infrazioni della strada (che sia la sosta irregolare sotto agli alberi o la doppia fila, ma anche certamente quelle legate a moto e bici) su cui bisogna migliorare e dove si hanno anche difficoltà normative a riguardo (ad esempio il controllo delle velocità è possibile solo con pochi autovelox e in determinate vie, gli ausiliari della sosta non possono sanzionare violazioni lampanti come la sosta sulle strisce o la doppia fila)”, spiega ancora Maran.

“A questo – dice – bisogna lavorare avendo chiaro che non sarà tutto perfetto (e sulla strada nulla lo è mai), ma quando parliamo di città 30 km/h viviamolo con il percorso che è già in atto: in questo decennio si son costruite nuove metropolitane, creato nuovi itinerari ciclabili e piazze pedonali, ridotto il traffico con Area C, avviato servizi di sharing. I prossimi passi – spiega – consistono nell’aver sempre più chiaro che quando si guida i protagonisti della strada sono i pedoni (peraltro 300 morti l’anno in Italia), che bisogna pianificare meglio la logistica urbana, che è necessario ridurre progressivamente la sosta irregolare sotto gli alberi e che bisogna lasciare più spazio per la vita sociale e commerciale delle nostre città”.

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