Alcuni recenti studi sperimentali hanno fatto emergere i potenziali effetti dannosi degli emulsionanti sul microbiota intestinale, sull’infiammazione e sulle perturbazioni metaboliche.

Studi clinici in vitro effettuati sugli animali hanno, infatti, dimostrato che il consumo di emulsionanti provoca disbiosi del microbiota intestinale che stimola la segnalazione proinfiammatoria. Ciò predispone potenzialmente l’ospite che li consuma a diverse malattie come ipertensione, obesità, diabete e altri disturbi cardiometabolici.

Gli emulsionanti sono generalmente indicatori di alimenti ultra-processati, che costituiscono una percentuale sostanziale dell’apporto calorico giornaliero. E sono stati associati ad un aumento del rischio di condizioni croniche in più di 75 studi prospettici in tutto il mondo.

Gli emulsionanti sono utilizzati dall’industria alimentare per vari scopi, come migliorare e preservare la consistenza, il colore, il gusto e l’aspetto dei prodotti.

Uno studio pubblicato su “The Lancet Diabete & Endocrinology” ha indagato le associazioni tra l’esposizione agli emulsionanti e il rischio di diabete di tipo 2.

Gli emulsionanti più comunemente utilizzati

I ricercatori hanno trovato associazioni dirette tra il rischio di diabete di tipo 2 e l’esposizione a vari emulsionanti additivi alimentari ampiamente utilizzati negli alimenti industriali.

Tra gli additivi che potrebbero contribuire a queste associazioni, gli emulsionanti alimentari sono i più onnipresenti.

Sono utilizzati dai produttori alimentari per migliorare la consistenza e consentire una maggiore durata di conservazione in una varietà di alimenti ultra-lavorati. Alimenti come cioccolato, gelato, biscotti, pasticcini, frutta, verdura e cereali ultra-lavorati, latticini, maionese, oli commestibili e sciroppi.

A livello globale, gli emulsionanti più comunemente utilizzati sono le lecitine (E322 presente nel 14% dei prodotti alimentari nell’UE). E anche i monogliceridi e digliceridi degli acidi grassi (E471 presenti nel 7% dei alimenti), la gomma guar (E412 presente nel 6% degli alimenti).

Sono anche utilizzate: gomma xanthan (E415 presente nel 5% degli alimenti), carragenine (E407 presente nel 4% degli alimenti), cellulose (E460-469; presenti nel 2% degli alimenti).

Necessarie altre ricerche per rivedere la normativa

Sono ora necessarie ulteriori ricerche per sollecitare una rivalutazione delle normative che regolano l’uso degli emulsionanti additivi nell’industria alimentare. Ciò per una migliore protezione dei consumatori.

L’associazione tra il consumo di alimenti ultra-processati e un elevato rischio di diabete di tipo 2 è stato rivelato dallo studio NutriNet-Santé. Anche ricerche svolte nei Paesi Bassi, in Spagna e nel Regno Unito erano pervenute alla medesima conclusione.

Ad oggi, però, nessuno studio epidemiologico ha quantificato l’esposizione alimentare a un’ampia gamma di emulsionanti additivi alimentari. Né ha indagato la loro associazione con il rischio di diabete di tipo 2. Questa lacuna nella ricerca può essere spiegata dagli scarsi dettagli di specifici prodotti alimentari industriali usati in precedenti studi epidemiologici.

La composizione dell’emulsionante varia, infatti, molto da un prodotto industriale all’altro, anche per lo stesso tipo di alimento. Un biscotto al cioccolato potrebbe contenere da zero a otto emulsionanti diversi, a seconda della marca.

Microbiota, emulsionanti, normativa

Gli studi sperimentali hanno dimostrato che gli emulsionanti possono modulare direttamente la composizione e la funzione del microbiota intestinale. Determinando l’invasione del microbiota e l’infiammazione intestinale cronica di basso grado, esacerbando così i disordini metabolici.

Per rafforzare le prove su questo argomento sono necessari ulteriori studi epidemiologici osservazionali a lungo termine. Oppure interventi a breve termine (per ragioni etiche) e ricerche sperimentali precliniche. Se confermati, questi risultati potrebbero indurre a una rivalutazione delle normative che regolano l’uso degli emulsionanti additivi alimentari da parte dell’industria alimentare. Rivalutazione che apporterebbe una migliore protezione dei consumatori.

Fonte: The Lancet Diabete & Endocrinology



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