“L’inizio” è il 16esimo disco di Biagio Antonacci: una riflessione sulla paternità e sulla necessità di saper abbracciare i cambiamenti.

L’inizio“, nuovo album di Biagio Antonacci, è un disco molto introspettivo nel quale il cantautore milanese riflette sul passato, sul presente, sui cambiamenti cui ci mette di fronte la vita e sulla necessità di essere sempre pronti a ricominciare. Il cantante ha dichiarato: ” Auguro a tutti di vivere inizi perenni. Anche se, a pensarci bene, mi piacerebbe di più chiamare questo disco ‘ciclo‘ con una visione più orientale e circolare della vita rispetto alla nostra, lineare”.

Biagio Antonacci e la paternità

Il testo della canzone che dà il titolo al disco fa riferimento alla nascita del terzo figlio di Biagio Antonacci, Carlo, venuto al mondo il 20 dicembre del 2021 quando il cantautore aveva già 58 anni. L’artista ha dichiarato: “Sono diventato padre in epoche diverse e con Carlo c’è più consapevolezza. Sono tornato nel processo di essere riferimento per altri e non solo per me stesso. Anche se mi sta facendo diventare più attento anche al mio futuro, a partire dal dover stare in forma“.

Biagio Antonacci e i cambiamenti

Parlando di nuovi inizi e di inevitabili cambiamenti, Biagio Antonacci ha dichiarato: “A 60 anni vuoi il cambiamento sempre, mandi a quel paese l’ansia del domani, senti nuova energia e vitalità anche se la malinconia lavora sotto come un tarlo…” – poi prosegue – “Troppo spesso si dice a qualcuno ‘come sei cambiato’ in senso negativo, perchè siamo legati agli stereotipi, alle abitudini, alla comfort zone: il nostro ego è diventato il nostro Dio.

“E allora cambiare è diventato un atto di coraggio. Io lo voglio , ne ho avuto paura tutta la vita, forse per paura di dover giustificare un atto naturale della vita ai parenti o alle persone che dipendevano da me.” – continua Antonacci – “Fu il mio capo dirmi ‘molla il lavoro, al limite tornerai’ quando scelsi la musica e non il posto fisso da geometra: avevo 30 anni e avrei potuto farlo a 25“.

Poi il cantautore conclude così: “ Ho perso tempo a pensare che avrei potuto fare domani quello che non facevo oggi. Mi sono accontentato del successo e non ho avuto la capacità di usare il tempo libero per scrivere un libro, fare un film, imparare l’inglese”.



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