Il nuovo corso della sanità italiana si può (e si deve) riscrivere a partire dal sud Italia, che non può più essere fanalino di coda e cenerentola dei finanziamenti ma traino ed esempio di un sistema salute più moderno, più efficiente, più vicino ai bisogni dei cittadini. Non a caso l’evento “Laboratorio Sanità 20/30”, tappa fondamentale verso il 17° Forum Risk Management in Sanità, ha avuto luogo (ed è tuttora in corso) proprio a Napoli, presso la Città della Scienza.

Promossa dalla Fondazione Gutemberg per l’Innovazione e la sicurezza in sanità, in collaborazione con Age.Na.S., Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, patrocinata dall’Istituto Superiore di Sanità, Regione Campania, Comune di Napoli e Conferenza Regioni e Province Autonome, la due giorni partenopea ha riunito le Aziende Sanitarie Locali di tutta Italia, le Professioni Sanitarie e le associazioni di settore, oltre alle istituzioni, ed ha messo al centro della discussione la Missione 6 del PNRR e i relativi fondi. L’obiettivo? Recuperare i ritardi e puntare, come prevede il Piano Integrato di Salute, al rafforzamento della prevenzione e dell’assistenza sul territorio, attraverso l’integrazione tra servizi sanitari e sociali, consacrando il nuovo ruolo della medicina generale e delle Case di Comunità, implementando tecnologie e digitalizzazione (tra cui telemedicina e Fascicolo Sanitario Elettronico), oltre che la formazione ad hoc delle risorse competenti. E, non ultimo, puntando a criteri di riparto del Fondo Sanitario Nazionale più equi.

Coscioni (AGENAS): «Professioni sanitarie e direzioni strategiche attori del cambiamento»

«Veri attori di un cambiamento che nasce dal basso saranno le professioni sanitarie e le direzioni strategiche delle Aziende Sanitarie, grazie alla valorizzazione e centralità del loro ruolo e delle loro competenze organizzative, tecniche e scientifiche – commenta il patron dell’evento Vasco Giannotti, presidente del Forum Risk Management». «Per quanto riguarda lo sviluppo della Telemedicina e della Teleassistenza – dichiara il presidente di Age.Na.S. Enrico Coscioni – subito dopo l’approvazione del PNRR abbiamo costituito, all’interno dell’Agenzia, un tavolo di lavoro per la Telemedicina e per le Linee guida del modello digitale per l’implementazione dell’assistenza domiciliare. Essere arrivati a meno di 12 mesi dall’ok dell’UE a presentare i provvedimenti conseguenziali, frutto dell’impegno dei tanti professionisti coordinati dall’AGE.NA.S., è certamente un segnale importante nei confronti dei nostri cittadini/pazienti».

Mantoan (AGENAS): «Casa di comunità primo luogo di risposta per il cittadino»

«Un nuovo modello di sanità territoriale era necessario in Italia – afferma ai nostri microfoni Domenico Mantoan, dg AGENAS -. Aver definito che i fondi del PNRR serviranno anche a costruire 1350 case di comunità sulla base di un modello hub e spoke è un passo in avanti essenziale. La casa di comunità dovrà diventare il primo luogo in cui il cittadino cerca, e trova, risposte di salute. Vi opereranno infermieri di famiglia, assistenti sociali, amministrativi, ma soprattutto vi sarà un modello di monitoraggio della cronicità con i dati che in tempo reale arriveranno al medico di Medicina Generale. Di pari passo – sottolinea Mantoan – il medico di Medicina Generale diventerà un “primario” per i suoi assistiti, una figura essenziale attorno a cui ruoteranno una serie di risorse, tra personale e strumentazioni. Puntiamo a diventare il miglior sistema sanitario nazionale al mondo».

I nuovi modelli e le nuove responsabilità

Da nuovi modelli derivano nuove responsabilità: non ultima, quella sulla formazione, sulla necessità di aggiornarsi e di essere al passo con le nuove istanze e le nuove competenze richieste per attuare in concreto una sanità migliore: «Per la formazione sono stati stanziati 18 milioni di euro – spiega Antonio D’Amore, vicepresidente FIASO – è chiaro che queste nuove responsabilità in capo a chi opera nella sanità devono prevedere anche nuove modalità formative. Come FIASO auspichiamo una formazione specifica per i direttori di Distretto che saranno i veri registi di questa rivoluzione assistenziale prevista dal PNRR. Ci auguriamo inoltre – osserva D’Amore – che da questo possa scaturire l’ideazione di un Albo Nazionale da cui poter attingere personale adeguatamente formato per il ruolo di direttore di Distretto».

Nodo importante, quello sui contratti per la dirigenza e per la medicina generale, attualmente al palo. «Il contratto del comparto – sottolinea Paolo Petralia, vicepresidente vicario FIASO – ci ha dato una serie di strumenti utili, ora è il momento di pensare al contratto per la dirigenza e la medicina generale. Perché se è vero che il PNRR ci consente di attribuire un nuovo ruolo ai mmg e ai pediatri di libera scelta è vero anche che queste organizzazioni devono poter tradurre in modo efficace e sereno le norme stesse in attività concrete».

De Luca: «Stessa dignità e risorse per ogni cittadino»

Infine l’intervento del governatore della Campania Vincenzo De Luca, un invito non edulcorato affinché i buoni propositi non rimangano lettera morta, soprattutto al Sud. «La nostra Regione continua ad essere derubata ogni anno di 220 milioni di euro perché il criterio del riparto è delinquenziale. Abbiamo posto il problema, che è molto semplice: la stessa dignità e le stesse risorse per ogni cittadino italiano, non mi pare una linea eversiva ma semplicemente corretta. Sul personale siamo in condizioni drammatiche – ha aggiunto De Luca – tra personale medico già contagiato e assente dai reparti, piano ferie che dobbiamo fare, pensionamenti che ci sono, l’aumento incredibile dei contagi. Combattiamo, facciamo la nostra parte. Facciamo il lavoro concreto che spetta a noi, quindi dotazione di progetti esecutivi, gare da far espletare in maniera rapida anche se le Regioni hanno una parte marginale del Pnrr, ma i livelli di sburocratizzazione non sono ancora adeguati ad un Paese che deve correre. Investire su comunicazione e formazione del personale sanitario? Assolutamente sì – ha risposto De Luca alle nostre telecamere – potrebbe essere un modo per riequilibrare il Fondo Sanitario Nazionale, per dare alle Regioni che hanno avuto di meno, almeno la stessa quota media nazionale».

 



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