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La base del volley italiano è straordinaria ma serviva ripartire e rischiare“. A pochi chilometri dall’aeroporto per il ritorno in Salento, il ct dell’Italvolley Fefè De Giorgi, intervistato dal quotidiano La Ragione, con la mente è ancora al Quirinale. «Il presidente Mattarella è stato affettuoso. Ci aveva già invitato dopo il successo agli Europei, ha visto tutta la finale, ha scherzato sul primo set regalato ai polacchi come gesto di sportività. Come noi, sapeva che si trattava di una competizione più complicata degli Europei vinti nel 2021. Anche stavolta è andata bene».

«La Federazione – continua De Giorgi – ha appoggiato il mio progetto partito dopo le Olimpiadi di Tokyo. Puntare sui giovani di talento non è stato un salto nel vuoto. La base del volley italiano è straordinaria ma serviva ripartire e rischiare». La rivoluzione del coraggio. Convocati ventenni con poco minutaggio nel campionato italiano, mai messi in discussione anche nelle sconfitte. I risultati sono arrivati subito – Europei e Mondiali – e non era scontato: «I progetti chiari vanno portati a compimento fino alla fine. Se i giovani sono forti, vanno in campo. Andrea Giani ha esordito in Nazionale a 17 anni».

Ci sono stati passaggi rischiosi. Come dire a Ivan Zaytsev, simbolo del volley italiano dell’ultimo decennio, che non c’era posto per lui tra i convocati ai Mondiali. Poco prima l’Italia aveva perso dalla Francia nella semifinale di Nations League. Una chioccia magari tornava utile. «Il gruppo di lavoro è come un mosaico. Non si tiene conto esclusivamente dell’aspetto tecnico: così si crea una base di giocatori che si aiutano, fuori e dentro dal parquet». Fefè lo racconta come se fosse facile, come infilare un passo dopo l’altro. Calma e consapevolezza sono la sua forza. Era così anche dieci anni fa quando andò al Fakel, in Russia, a -30 gradi per la gavetta che l’ha portato poi a vincere tutto: campionati, coppe e Champions League in Polonia come in Italia, a Macerata.

Ora si gode la doppietta Europei-Mondiali, ci sarà tempo per le nuove sfide. «I successi di certo non cambieranno il mio modo di essere, questo Mondiale deve essere valorizzato dall’ambiente e dagli atleti che ora sanno come si vince e che possono solo migliorare». Certo, all’Italia che colleziona medaglie manca l’acuto olimpico. De Giorgi, regista nella generazione dorata tra gli anni Ottanta e Novanta, non è mai stato convocato ai Giochi. «È giusto sognare e prepararsi per quel successo, che prima o poi arriverà. Ci saranno grandi avversarie ma arriveremo pronti. Puntando su questi ragazzi, anche se la porta non è chiusa a nessuno».

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