Minuscoli cristallini artificiali possono restituire la vista a chi soffre di cataratta. E vedere bene significa poter vivere meglio. I pazienti che si sottopongono alla chirurgia rifrattiva del cristallino possono ricominciare a guidare la macchina, guardare la televisione, usare il computer o il telefonino, leggere un libro o il giornale senza ricorrere agli occhiali. L’intervento rifrattivo del cristallino, per la sua efficacia, sta in poco tempo sostituendo la chirurgia della cataratta. Ma resta ancora un enorme ostacolo da superare: il costo. «Il SSN non è in grado di sostenerne le spese e, quindi, chi vuole sottoporsi a questo intervento più moderno e innovativo deve pagarlo di tasca propria». A scoprire le carte sull’inadeguatezza delle cure oculistiche offerte dalla Sanità pubblica è Matteo Piovella, presidente della Società Oftalmologica Italiana, in occasione del 19° congresso Internazionale SOI. L’evento, inaugurato oggi a Roma al Centro Congressi Rome Cavalieri, proseguirà fino al 21 maggio 2022.

L’intervento rifrattivo del cristallino

«I cittadini devono essere adeguatamente informati sul livello di bassa qualità della chirurgia oculistica oggi erogata dal nostro SSN, che preclude la possibilità di accedere ad interventi chirurgici di ultima generazione, più sicuri e performanti – sottolinea Matteo Piovella – L’intervento rifrattivo del cristallino, infatti, è una tecnica che permette, non solo di rimuovere la cataratta, ma anche di correggere difetti refrattivi, come miopia, ipermetropia, astigmatismo e la presbiopia e risolvere le difficoltà di coloro che non hanno una buona visione da vicino». Una scelta che condiziona la vita di non pochi pazienti: ogni anno vengono effettuati 650 mila interventi di cataratta, numeri che piazzano questo tipo di chirurgia ai primi posti tra quelli più eseguiti in Italia.

L’oculistica dei LEA

«Il recente aggiornamento del Decreto Ministeriale 70, che stabilisce gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera, rischia, dunque – aggiunge il presidente della SOI -, di penalizzare ulteriormente l’oculistica già considerata dal SSN specialità “elettiva” e, quindi, non prioritaria. Il rimborso previsto per la chirurgia della cataratta, a partire dall’anno 2000 è stato progressivamente ridotto del 75%, passando da 2.500 euro a meno di 700 euro per singolo intervento. Cifra che nei nuovi tariffari ambulatoriali prevede un’ulteriore decurtazione del 20%. Una decisione in controtendenza se si considera che per utilizzare le tecnologie più moderne la spesa, a livello globale, dovrebbe essere triplicata».

La vista salva la vita

La correzione dei difetti di vista con l’impianto di cristallini artificiali a tecnologia avanzata, in concomitanza dell’intervento di cataratta, non può essere considerato un trattamento a scopo estetico. «Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità considera i difetti di vista la causa principale di ipovisione e cecità – sottolinea Piovella -. Nel 2019, l’OMS ha evidenziato che 2,2 miliardi di persone presentano qualche forma di penalizzazione della visione: 123 milioni a causa dei difetti di vista, 826 milioni per la presbiopia, 65 milioni per la cataratta e 7 milioni per il glaucoma. Si prevede, inoltre, che entro il 2030, nonostante tutte le innovazioni, il numero delle persone cieche in Italia raddoppierà. La vista media l’84% delle nostre sensazioni, della nostra capacità di orientamento e di collegamento col mondo reale – aggiunge lo specialista -. Non avere una vista efficiente vuol dire essere sfavoriti rispetto alle altre persone. Per questo – conclude Piovella – gli interventi “salvavista” devono essere considerati anche salvavita».

 



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