ggg«Sì agli alimenti fortificati per sopperire alla carenza di nutrienti, associandoli alla vita all’aria aperta e all’esercizio fisico». A dirlo è Fabio Vescini, medico endocrinologo, in occasione del “2° AME UpToDate sul metabolismo calcio-fosforo” svoltosi a Udine il 10 e 11 giugno 2022.

Un momento importante di aggiornamento e approfondimento attorno non solo all’osteoporosi – tematica da sempre centrale nel biennale corso teorico-pratico organizzato dall’Associazione Medici Endocrinologi – ma anche a tante altre malattie dell’osso connesse alla carenza di nutrienti come calcio, fosforo, sodio e vitamina D, vitali per la sua salute.

In Italia è stato il recente arrivo del “pomodoro fortificato” – il nuovo prodotto di laboratorio geneticamente modificato in grado di accumulare la provitamina D3 nelle foglie e nei frutti – a riportare l’attenzione proprio sulla “super vitamina” e sui rischi connessi ad una sua mancanza.

«Sembrerà strano sapere che nei Paesi del Nord Europa come Scandinavia, Olanda, Danimarca, la popolazione ha degli ottimi livelli di vitamina D, mentre proprio noi, i Paesi che “hanno il sole”, siamo quelli che soffrono di più della mancanza di questa», racconta Vescini.

«Questo perché, da almeno cinquant’anni la fortificazione del cibo è parte della politica sanitaria nazionale di molti Paesi nordici, che scelgono di arricchire di Vitamina D tutti gli alimenti».

Si parla di “fame nascosta”: una sottonutrizione che si verifica quando il corpo non assume (o non assorbe) abbastanza vitamine e minerali necessari.

Tra le carenze più importanti, quella da Vitamina D che oggi vede circa 40% della popolazione europea è nella fascia di rischio e che può avere come conseguenze patologie legate per esempio al metabolismo osseo (come rachitismo, osteomalacia e osteoporosi), oltre a essere connesso ad altre condizioni, tra cui diabeteipertensione, patologie neurologiche e reumatiche.

Così, gli alimenti arricchiti – di vitamine, minerali o altri nutrienti – sono sempre più ricercati e al centro della ricerca scientifica, oltre ad essere già da molti considerati una possibile soluzione per la crescente e preoccupante malnutrizione che colpisce oggi 6,7 miliardi di persone e si stima sorpasserà i 9 miliardi entro il 2050.

«Se nei casi carenziali con sintomi gravi, come può essere l’osteomalacia nell’adulto, causa di stanchezza, dolori diffusi, microfratture inspiegabili e dolorose, o di osteoporosi è assolutamente necessario intervenire con degli integratori supplementari, nella maggioranza della popolazione la carenza non presenta alcun sintomo e la vita all’aria aperta, la qualità del cibo e una dieta equilibrata sono sufficienti a mantenere l’equilibrio organico- aggiunge Vescini – “già questo, soprattutto per la popolazione più giovane, potrebbe bastare per avere notevoli benefici e rialzare i livelli di vitamina D».

Contro la corsa irrefrenata all’uso di integratori, la raccomandazione che arriva dagli esperti è dunque quella di valutare attentamente, e con il proprio medico, la necessità dei supplementi «guardando proprio a tutte quelle altre abitudini che prima possono essere modificate. Inoltre – aggiunge il dottore – le etichette dei prodotti oggi ci dicono tutto su quello che stiamo ingerendo, permettendoci di privilegiare alimenti che abbiano una buona quantità di calcio e degli altri nutrienti».

Tra gli altri “hot topic” al centro della due giorni di evento anche l’osteopatia diabetica, su cui si è fatto il punto con esperti di fama nazionale sia in relazione alla sua epidemiologia, quindi sulle sue cause e al rischio di fratture ad essa legate, sia sulle ricadute che i farmaci al momento in uso per curare il diabete hanno sull’osso.

Un approfondimento importante considerando la “particolarità” di quella che possiamo definire una nuova forma di osteoporosi ad alto rischio di frattura.

«Un argomento sicuramente rilevante ma che necessita di ulteriore ricerca per essere compreso. Basti pensare che la densità minerale ossea, nel diabete di tipo 2, che è la forma più frequente, è normale o ridotta di poco, eppure il rischio di frattura che presentano i pazienti affetti da questa patologia è pari a quello di coloro che soffrono di osteoporosi più avanzate», spiega il dottore. «Guardiamo con interesse ai nuovi farmaci che verranno commercializzati a breve e ai loro importanti effetti sull’osso, e chissà se già al prossimo UpToDate avremo qualcosa da poter condividere a riguardo con gli altri professionisti».

Come da tradizione, durante l’evento un intero pomeriggio è stato inoltre dedicato “all’incontro con gli esperti”: 4 sessioni per piccoli gruppi di partecipanti che hanno visto coppie di specialisti discutere e confrontarsi, anche con visioni completamente opposte, sulle tematiche più dibattute del momento: dall’osteoporosi secondaria, alle terapie sequenziali fino all’ipotesi di terapie di combinazione, passando per la cosiddetta “drug holiday”, ossia «la sospensione del trattamento dell’osteoporosi che è auspicata ma sulla quale si fa ancora spesso confusione», aggiunge Vescini. Infine, si è discusso sull’uso ragionato delle indagini radiologiche espandendo l’approfondimento oltre la densitometria.

Tra gli argomenti protagonisti del secondo giorno di incontri anche le osteoporosi secondarie a malattie endocrine (ossia quelle provocate da altre patologie), con l’approfondimento in particolar modo della sindrome di Cushing (ipercortisolismo), dell’acromegalia (legata all’eccesso dell’ormone della crescita GH) e le osteoporosi secondarie legate all’ipertiroidismo.

Ad intervenire con una lettura magistrale, novità dell’edizione 2022, è stato Alberto Falchetti, Responsabile del Laboratorio Sperimentale Ricerche sul Metabolismo Osseo dell’Auxologico di Milano, che partendo da tre malattie rare, quali il rachitismo ipofosfatemico legato al cromosoma X, il danno osseo nella distrofia muscolare di Duchenne, e la DADA 2 Syndrome, ha approfondito il danno osseo nelle malattie rare.

Il 2° AME UpToDate si è quindi concluso con un simposio frequentatissimo attorno alle ghiandole paratiroidi: in particolare, due relazioni hanno riguardato l’iperparatiroidismo e due l’ipoparatiroidismo, sulle cui nuove linee guida, ci fa sapere Vescini, sta attualmente lavorando un board internazionale, le cui conclusioni sono attese a breve.

«Le ultime direttive per il trattamento dell’iperparatiroidismo sono ormai del 2015 e diversi aspetti necessitano di essere rivisti. Ci auguriamo tutti che vengano pubblicate quanto prima, magari entro la fine di questo anno», aggiunge l’endocrinologo.

«Possiamo ipotizzare che tra gli aspetti che verranno aggiornati ci saranno i criteri per inviare i pazienti all’intervento chirurgico. Personalmente ritengo che al momento diversi, tra coloro che ne avrebbero bisogno, “sfuggano” all’intervento perché non incontrano alcuni dei criteri precedentemente definiti», conclude il dottore.

Mentre si attendono le nuove linee guida, prosegue il ricco calendario di eventi AME che dà appuntamento ai professionisti della salute al prossimo “Obesity Update 2022”, in programma a Roma il 2 Luglio.

 



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