L’Aifa, l’Agenzia italiana del Farmaco, ha aperto una segnalazione, concordata con le autorità regolatorie europee, sul farmaco onasemnogene abeparvovec, noto con il nome di Zolgesma, terapia genica usata per il trattamento della SMA, Atrofia muscolare spinale.

La segnalazione nasce dopo che nel 2022 due bambini affetti da SMA, trattati con Zolgesma, sono deceduti in Russia e Kazakistan per insufficienza epatica acuta. La segnalazione dell’azienda farmaceutica produttrice Novartis, indirizzata all’Autorità regolatoria europea Ema che ha avviato una valutazione, è pubblicata sul sito dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa).

Come si è manifestato il danno epatico

I bimbi deceduti avevano 4 e 28 mesi. La manifestazione iniziale del danno epatico è stata l’aumento asintomatico delle aminotransferasi epatiche entro le prime 1-2 settimane dopo l’infusione del farmaco. La manifestazione clinica dell’epatotossicità includeva vomito, debolezza e un secondo aumento delle aminotransferasi epatiche. Ciò è stato osservato tra le 5 e le 6 settimane dopo l’infusione. A seguire si è presentato un rapido deterioramento della funzionalità epatica e la progressione verso l’encefalopatia epatica e l’insufficienza multiorgano. Il decesso si è verificato 6-7 settimane dopo l’infusione di Zolgesma, durante il periodo di riduzione graduale della dose di corticosteroidi.

Necessario monitoraggio dei pazienti SMA

Attualmente Zolgensma è sottoposto a monitoraggio addizionale e ciò permetterà la rapida identificazione di nuove informazioni sulla sicurezza mentre agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta. L’insufficienza epatica acuta, precisa la casa produttrice Novartis, «è un effetto indesiderato noto, ed è evidenziato per Zolgensma nel riassunto delle caratteristiche del prodotto approvato dalle autorità sanitarie. Aggiorneremo le indicazioni per specificare che è stata segnalata insufficienza epatica acuta fatale. Sebbene questa sia un’informazione di sicurezza clinicamente importante, non rappresenta – afferma l’azienda – un nuovo segnale di sicurezza».

L’AIFA ha pubblicato alcune raccomandazioni: la funzione epatica deve essere monitorata prima del trattamento e regolarmente per almeno tre mesi dopo l’infusione. Bisogna poi valutare tempestivamente i pazienti con peggioramento dei test di funzionalità epatica e/o segni o sintomi di malattia acuta. Se i pazienti non rispondono adeguatamente ai corticosteroidi, è necessario consultare un gastroenterologo o un epatologo pediatrici e prendere in considerazione un aggiustamento del regime di corticosteroidi che non devono essere ridotti fino a quando i valori dei test di funzionalità epatica non rientrano nella norma.

AIFA raccomanda di informare le persone che si prendono cura del paziente del grave rischio di danno epatico e della necessità di un monitoraggio periodico della funzionalità epatica.



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