Xec è l’ultima variante del Covid, destinata a diventare predominante nei mesi invernali. Presenta un nuovo sintomo: la perdita dell’appetito, spesso accompagnata da diarrea e malessere generale. Questa variante discende da Omicron e si distingue per una maggiore velocità di contagio, superando altre sotto-varianti come JN.1 e i suoi sotto-lignaggi, tra cui KP.3 e KP.3.1.1. Secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, Xec muta più velocemente e possiede un vantaggio di crescita, probabilmente dovuto a una rara mutazione nella proteina Spike. Pur essendo altamente contagiosa, Xec causa malattie meno gravi rispetto ai ceppi iniziali di Sars-Cov-2.
Kei Sato, virologo dell’Università di Tokyo, ha stimato che un singolo infetto da Xec possa contagiare il 13% in più di persone rispetto alla variante KP.3.1.1, predominante all’inizio di novembre. La variante sta crescendo rapidamente nelle Americhe, in Europa e nel Pacifico occidentale, e monitorata dall’Oms. In Italia, la previsione è che Xec rappresenti poco meno del 30% dei casi, secondo Pregliasco.
I sintomi di Xec non si discostano molto da quelli tipici del Covid e includono febbre alta, brividi, mal di gola e tosse, perdita del gusto o dell’olfatto, dolori muscolari, affaticamento e mal di testa. Gli esperti prevedono un aumento significativo di casi associati a Xec, all’influenza australiana e al virus respiratorio sinciziale (Rsv), con picchi attesi intorno al periodo natalizio.
Nonostante le preoccupazioni, i vaccini disponibili, in particolare quello di Pfizer (Cominarty JN.1), offrono una buona protezione contro questa variante, con un forte invito a vaccinarsi per le categorie a rischio. L’aggiornamento sui vaccini è fondamentale per affrontare l’emergenza sanitaria legata a Xec e migliorare la risposta complessiva della popolazione contro il virus.