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Vittorio Sgarbi a Rischio di Carcere: Le Accuse della Procura nel Caso del Quadro di Manetti

Guai in vista per Vittorio Sgarbi, ex sottosegretario alla Cultura, che rischia una condanna da 4 a 12 anni di carcere per riciclaggio, auto-riciclaggio e contraffazione di opere d’arte, a seguito del caso del quadro “La cattura di San Pietro” di Rutilio Manetti. La Procura di Macerata, che ha chiuso le indagini, non avrebbe dubbi sulla sua colpevolezza. L’inchiesta è partita da un servizio del Fatto Quotidiano e dal programma Rai Report. Il dipinto era stato rubato da un castello di Buriasco, provincia di Torino, e la proprietaria, Margherita Burzio Chiosso, aveva denunciato il furto nel 2013.

Il quadro, valutato diverse centinaia di migliaia di euro, è riemerso durante una mostra a Lucca tra il 2021 e il 2022. Sgarbi, che inaugurò l’esposizione, affermò di essere il legittimo proprietario, sostenendo di aver trovato l’opera all’interno della villa Maidalchina. Una differenza tra i due dipinti venne notata, riguardante la presenza di una candela: Sgarbi affermò che le due opere erano diverse, ma questa candela rappresentò un elemento chiave dell’inchiesta.

Stando all’inchiesta, un collaboratore di Sgarbi avrebbe tentato di acquistare il quadro dal proprietario, ma quest’ultimo rifiutò. Poco dopo, il dipinto fu rubato e sostituito con una copia. Una perizia della Procura ha confermato che il dipinto sequestrato è lo stesso oggetto di furto. Inoltre, il “pittore-falsario” Pasquale Frongia ha confessato di aver modificato il dipinto su richiesta di Sgarbi, aggiungendo la candela.

Sgarbi, tramite i suoi avvocati, ha ribadito di essere innocente e ha espresso fiducia nella giustizia, ritenendo infondate le accuse e le ricostruzioni giornalistiche. Egli ha sottolineato di aver sempre operato in trasparenza e correttezza, respingendo le ipotesi accusatorie come parziali e fuorvianti, affermando che l’intento della stampa non sia quello di chiarire la verità, ma di sostenere le tesi dell’accusa.

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