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Violenza su donne, in 200 salvate dal bracciale 'anti aggressione'


Intervista a Montali, ceo della start up che ha ideato WinLet. Il dispositivo attiva una potente sirena e in contemporanea invia una richiesta di aiuto ai contatti selezionati e alla centrale operativa con tanto di localizzazione della vittima

WinLet, il bracciale 'anti aggressione' di Security Watch,  start up milanese
WinLet, il bracciale ‘anti aggressione’ di Security Watch, start up milanese

Duecento donne ‘salvate’ in un anno e mezzo. Un numero da sommare a quello di chi, da sola, è riuscita a mettere in fuga l’aggressore e che restituisce, in parte, il quadro di quanto il fenomeno della violenza sia esteso, ma anche di come la tecnologia può correre in soccorso di chi vuole sentirsi libera. I numeri della violenza di genere – già 75 femminicidi da inizio anno e almeno 16 denunce di stupro al giorno – non restituiscono quella che è una sensazione femminile diffusa: la paura. E se è chiara la vittima, così come la necessità di educare i colpevoli, la rincorsa al sentirsi sicure non si ferma.

A volte il ‘salvavita’ arriva dall’idea di un uomo e dalla squadra che ha creato WinLet. È un dispositivo – da indossare come un bracciale – dotato di un bottone che, in caso di pericolo, attiva una potente sirena, con un suono superiore a 110 decibel, che mette in fuga l’aggressore. In contemporanea, lo smartphone (tramite un’app) invia una richiesta di aiuto ai contatti selezionati che ricevono un messaggio di allarme e la posizione in tempo reale, e uno alla centrale operativa di Civis spa, sempre attiva. In pochi secondi la persona in pericolo viene chiamata e, in assenza di risposta, vengono avvertite le forze dell’ordine a cui viene fornita la localizzazione. La batteria della durata di tre anni evita di dimenticarlo scarico e il prezzo accessibile lo rende un regalo accessibile.

“Ogni mese sventiamo almeno una decina di situazioni pericolose, in questo anno e mezzo in cui siamo sul mercato italiano abbiamo chiamato più volte le forze dell’ordine, ma si tratta dell’ultimo step: la maggior parte degli aggressori viene messo in fuga dalla sirena che ha una potenza che si avvicina alla soglia del dolore per chi si trova nel raggio di cinque metri e di fatto costringe il malintenzionato a fermarsi” spiega all’Adnkronos Pier Carlo Montali, ceo e creatore di Security Watch, la start up milanese fondata nel 2019 da cui è nato il progetto.

“Tirando le somme in circa 18 mesi almeno 200 donne sono riuscite a salvarsi e ogni mese registriamo numeri in crescita nelle vendite, complice l’aumento dei casi di violenza sulla stampa” aggiunge. Negli ultimi quattro mesi (maggio-agosto) “abbiamo più 70% di vendite rispetto ai primi quattro mesi del 2023, nel periodo gennaio-agosto di quest’anno siamo al +130% rispetto allo stesso periodo del 2022. Ci aspettiamo di aumentare ancora notevolmente le vendite, e nel 2024 inizieremo a vendere in tutta Europa, tramite Amazon ci sono arrivate già molte richieste” svela Montali alla guida della Security Watch, vincitrice nel 2022 del premio Amazon Launchpad Innovation Awards come migliore startup in Italia e tra le top 20 nel Vecchio Continente.

Le donne sono le maggiori acquirenti – ben l’82% con età dai 18 ai 60 anni – del dispositivo dotato anche di un ‘allarme silenzioso’, utile in caso di violenza domestica. “Ogni giorno c’è qualche cliente che ci ringrazia, che racconta la ferocia e la cattiveria dell’aggressore messo in fuga, ma quello di cui andiamo più orgogliosi è il fattore sicurezza, sapere che chi lo indossa si sente più forte. L’idea – racconta il 38enne Montali – mi è venuta una sera correndo al parco Sempione a Milano. Ascoltavo la musica, immerso nei pensieri e a un certo punto mi sono trovato che correvo in una zona completamente buia. Non ho avuto paura, ma mi sono chiesto se una donna avrebbe mai potuto fare quello che facevo io. La risposta è stata ‘no’ e mi è suonata come un’ingiustizia, un problema legato a noi uomini”.

Del congegno ‘anti aggressione’ solo qualche esponente della politica si è accorto. “Siamo un’azienda privata e so che non può esserci nessuna campagna di informazione a nostro favore, ma se fossi al governo, se fossi la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, donerei questo dispositivo a chiunque denuncia una violenza o un tentativo di aggressione, non solo per garantire ai cittadini di sentirsi più sicuri ma anche per incentivare le denunce” conclude Pier Carlo Montali, ceo e creatore di Security Watch.

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