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Vaticano, Chaouqui: "Sempre agito per fare sapere al Papa della truffa alle sue spalle"



chaouqui3 afp

Ho sempre agito per fare sapere al Papa della truffa che avveniva alle sue spalle“. Parola di Francesca Immacolata Chaoqui. Oggi, davanti al Tribunale del Vaticano, nell’ambito del processo sullo scandalo finanziario legato alla compravendita del palazzo di Sloane Avenue, sono state ascoltate separatamente Genoveffa Ciferri, amica di mons. Alberto Perlasca teste chiave al processo, e Francesca Immacolata Chaoqui, già membro della Cosea, che sarà ascoltata ancora il prossimo 16 febbraio. Le due donne sono state sentite separatamente – anche se le difese di alcuni imputati (gli avvocati Intrieri per Tirabassi e Viglione e Marzo per Becciu) hanno chiesto un confronto all’americana tra le due (Intrieri ha chiesto di estenderlo anche a Perlasca) – e nel corso delle oltre sette ore di interrogatorio ci sono state molte intemperanze da parte delle due teste tanto che il presidente del Tribunale Giuseppe Pignatone è intervenuto parecchie volte per ricordare che oggi si doveva solo parlare dei rapporti che le due donne avevano avuto con mons. Perlasca.

Chaoqui, rispondendo alle domande del Promotore di giustizia Alessandro Diddi, ha detto più volte che con il suo intervento voleva solo “aiutare il papa a capire la truffa che si consumava alle sue spalle”. Ricostruendo il suo lavoro e i rapporti in Vaticano – a partire dal 2006 – Chaoqui ha raccontato di essere stata introdotta nell’ambiente dal cardinale Tauran. Sul memoriale che mons. Alberto Perlasca ha consegnato all’Ufficio del promotore di giustizia il 30 agosto 2020, Chaoqui ha detto di non avere avuto parte nella stesura ma di avere suggerito una serie di temi a mons. Perlasca e che in ogni caso gli consigliò un modo più efficace per fare arrivare le cose alla conoscenza del Papa, registrare dei podcast che oggi lei ha portato in Aula e che sono stati acquisiti agli atti. Chaoqui ha detto di avere appreso del memoriale solo leggendolo sui media ma che i temi toccati nel memoriale erano grossomodo quelli dei podcast. Sempre a proposito del memoriale, Genoveffa Ciferri, che ha raccontato di avere avuto un rapporto di collaborazione col Dis, ha detto che solo Perlasca “può sapere quello che c’è scritto ne memoriale”.

Nel corso dell’udienza l’avvocato Giandomenico Caiazza, difensore di Mincione tra i dieci imputati, ha lamentato il fatto che Chaoqui prima di essere interrogata abbia tenuto una conferenza stampa: “Questo non è lo show della teste. Una vera buffonata”. Il giudice Pignatone ha prontamente replicato: “L’unica verità processuale è quella in Aula”.

“E’ arrivato il gran giorno, quello in cui da imputata per un reato che non avevo commesso, ovvero la divulgazione di documenti riservati, reato dal quale sono stata invitata a difendermi proprio dal cardinale Becciu”, aveva detto l’ex commissario Cosea arrivando questa mattina davanti alla porta del Perugino dove ha ripetuto la sua intenzione di chiedere la revisione del processo Vatileaks. “Assolutamente sì. Aspettatevi una revisione del processo Vatileaks”, ha detto infatti ai giornalisti prima di entrare: “Si scoprirà quello che ho fatto per il Papa – aggiunge – perché aprisse gli occhi e scoprisse la verità. Oggi ci saranno grandi rivelazioni”.

“Racconterò prima come il cardinale mi ha allontanata dal Santo Padre e poi come il Santo Padre mi ha richiamato al suo fianco – spiega – come ho lottato insieme a lui affinché la trasparenza che era iniziata con la commissione Cosea è continuata. Dimostrerò come ci sia stato un vero e proprio tentativo di mettere in scacco la diplomazia pontificia sostituendola con una diplomazia parallela che veniva svolta attraverso società di intelligence assoldate da un potere occulto, che si muoveva alle spalle del Papa e lo utilizzava”. “Ho subito una condanna a 10 mesi per non aver usato la prudenza del buon padre di famiglia nel presentare i giornalisti al monsignore che ha poi rivelato segreti che non avrebbe dovuto rivelare. Oggi – spiega la lobbista – si capirà perché ho presentato quei giornalisti”.

“Non mi sono mai finta un anziano magistrato. Sono sempre stata Francesca Chaouqui. E’ Geneviève Ciferri che non voleva che monsignor Perlasca sapesse che ero io quella che stava cercando di fargli partorire la verità”, dice ancora ai giornalisti. “A me non interessava la verità processuale, era il 2020 e non esisteva un processo ai danni del cardinale. A me interessava solo che Papa Francesco sapesse qual era la verità e la sapesse dal principale collaboratore del cardinale che lo aveva usato, manovrato e truffato. Non sono alla ricerca di una riabilitazione – assicura – perché nel momento in cui Papa Francesco mi ha richiamato nel 2018 e ha saputo come erano andate le cose ho già vinto. Non sono il cardinale Becciu che ha bisogno di dire ‘il papa mi riammette al conclave, sono riabilitato’. Quello che ho fatto dal 2018 l’ho tenuto per me, perché io lavoro per il Papa, non per me né per la stampa”.

“Con la Ciferri nessun confronto, non mi confronto con nessuno. Si confronto con persone che sono sullo stesso piano”, ha continuato. “Maria Giovanna Maglie è una persona a me molto vicina – aggiunge – è la persona che mi ha presentato Geneviève Ciferri. Ha scritto un memoriale per spiegare al tribunale cosa la Ciferri volesse da lei. Contattò la Ciferri perché riteneva che monsignor Perlasca avesse subito un tentativo di omicidio all’interno della Casa Santa Marta”.

“Non esiste nulla che io faccia, abbia fatto o che farò di cui Papa Francesco non è informato. Mi dispiace per la narrativa per cui io non entro in Vaticano, sono la reietta: questa narrativa finisce oggi”, ha detto ancora, aggiungendo: “E’ un riscatto, il mio, per tutte le donne che fanno qualcosa nella vita con le loro capacità e la loro forza, senza quote rosa, padrini e padroni. Per me fare la signorina in gonnella qua dentro sarebbe stato facilissimo, invece ho scelto di portare avanti le mie decisioni con coraggio. Sono l’unica donna testimone di questo processo, perché l’altra che c’è è imputata e non sa nemmeno se esiste perché si è fatta usare dai giochi di potere. Io vado lì a testa alta a nome di tutte le donne che combattono per qualcosa. Ho aspettato questo giorno 10 anni, da quando in cui Papa Francesco mi ha nominato nella commissione Cosea. Per 10 anni ho aspettato di spiegare pubblicamente quello per cui papa Ratzinger si è rimesso e il motivo per cui Papa Francesco ha chiesto la commissione e trasparenza”.

l”Un testo modificato da Cecilia Marogna”. L’ex commissario Cosea liquida quindi così ai giornalisti le mail tra lei e il cardinale Becciu. “Sono testi che girano dal 2018, fabbricati da Cecilia Marogna. Oggi scoprirete chi è Cecilia Marogna – aggiunge – e cosa faceva. Sarà bellissimo”.

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