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domenica, 16 Febbraio, 2025
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Una giornalista in sedia a rotelle: 16 anni di sfide e conquiste

Laura Santi, una giornalista di cinquant’anni affetta da sclerosi multipla e in sedia a rotelle da 16 anni, ha ottenuto l’approvazione per il suicidio assistito dall’azienda sanitaria di Perugia, dopo una richiesta presentata due anni fa tramite l’associazione Luca Coscioni. La decisione è stata presa in base ai requisiti stabiliti dalla Corte costituzionale. Laura è ritenuta capace di autodeterminarsi e presenta una patologia irreversibile che le causa sofferenze fisiche e psicologiche intollerabili, nonché dipendenza da trattamenti di sostegno vitale. Con questa approvazione, diventa la nona persona in Italia e la prima in Umbria a ricevere un simile consenso.

Laura ha espresso la sua gioia per questa decisione attraverso un post su Facebook, dichiarando di aver “vinto la sua battaglia” e ponendo domande sui politici riguardo alla libertà di scelta in situazioni di sofferenza. Ha sottolineato l’importanza di essere liberi e arbitri della propria esistenza, specialmente quando non ci sono alternative. Nel suo intervento, ha affermato di essere “felice” di avere la possibilità di scegliere, nonostante il paradosso di potersi dichiarare felice di morire. Ha descritto la sua condizione come progressiva e crudele, portandola a interrogarsi sulla possibilità di continuare a vivere in tali condizioni.

Laura ha descritto in dettaglio la sua condizione di salute, evidenziando la tetraplegia, la perdita di funzionalità delle braccia e del tronco, e i dolori che ne derivano. Ha affermato che il suo desiderio più grande è quello di essere libera di scegliere quando porre fine alla sua vita. Riguardo alla tempistica della sua decisione, ha affermato di non sapere quando avverrà, ma di avere un “orizzonte indefinito” che intende gestire autonomamente. Ha anche chiarito di aver sempre amato la vita, difendendola strenuamente negli anni passati, e di aver realizzato molteplici esperienze come disabile.

Questa situazione si inserisce in un contesto più ampio di discussioni sul suicidio assistito in Italia, dove altre persone, come Martina Oppelli, hanno visto le proprie richieste respinte, sollevando interrogativi etici e legali su tali scelte.

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