Alessandro Magno è stato uno dei più importanti conquistatori della storia. Molti imperatori e condottieri dopo di lui dovette confrontarsi con le sue gesta, il suo carisma e il valore storico culturale delle sue imprese.
Napoleone, Cesare, Marco Antonio, Hitler, Augusto… tutti guardarono all’imperatore macedone con profonda stima, ispirandosi a lui sotto molteplici punti di vista. Oggi invece è meno noto il padre di Alessandro, il re Filippo II di Macedonia, che seppur orbo da un occhio compì diverse imprese militari, assoggettando insieme al figlio buona parte delle poleis greche dell’Ellade.
Sono in pochi inoltre a sapere che il piano di conquista della Persia non apparteneva ad Alessandro, ma fu per buona parte ideato dallo stesso Filippo, prima di morire per colpa di un attentato, sorto per ragioni politiche-amorose.
Filippo II fu infatti assassinato da un ufficiale delle sue guardie del corpo, Pausania di Orestide, che secondo il parere di Aristotele – per questa occasione in veste di detective di coorte – voleva vendicarsi del re a seguito di un amore non corrisposto. I re macedoni e la stessa madre di Alessandro, Olimpiade, ebbero tutti comportamenti bisessuali e gli storici credono che in una notte di bagordi, avvenuta qualche giorno prima l’attentato, Filippo abbia stuprato Pausania, dopo aver rifiutato le sue attenzioni.
Celebrati i funerali, Filippo fu poi sepolto secondo la tradizione a Verghina, una località vicino a Salonicco, nella regione macedonica della Grecia. Questa tomba fu riportata alla luce solo nel 1977 e da allora gli archeologi si sono ampiamente confrontati, relativamente alla presenza o meno del re nella sua tomba (ancora più misteriose sono le ragioni che hanno portato Alessandro alla morte, una discussione di cui parliamo qui).
La tradizione greca-macedone voleva che i defunti venissero arsi sopra ad un rogo, ma la possibilità che il corpo di Filippo si trovasse ancora in qualche cripta ha suscitato da sempre una grande suggestione negli archeologi (soprattutto ora che abbiamo a disposizione la tecnologia in grado di studiare il DNA antico), visto che permetterebbe di scoprire importanti informazioni sul figlio Alessandro, sulla corte macedone e sulla sua morte.
Così, diversi archeologi hanno continuato per decenni ad andare alla ricerca dei resti di Filippo e un nuovo studio afferma di averlo trovato, seppur molti esperti sembrano in disaccordo.
Lo studio è stato pubblicato su Journal of Archaeological Science: Reports e asserisce di aver identificato la posizione delle ossa del re, all’interno di un complesso funerario noto come Tomba II. Qui venne ritrovato in passato uno scheletro, ma le analisi effettuate recentemente hanno già più volte chiarito che non potevano appartenere al re orbo, poiché non presentano la ferita all’occhio a cui tutti gli storici greci fanno riferimento.
Il team che ha effettuato la nuova revisione ha tuttavia dato tre possibili soluzioni a questo paradosso. O l’iconografia classica di Filippo, con l’occhio orbo, è sbagliata o la ferita non aveva intaccato l’osso, permettendo alla scheletro di non presentare danni.
Un’altra opzione (quella preferita dagli scettici) vuole che questo scheletro appartenga al re Filippo III Arrhidaeus, che governò la Macedonia dopo la morte di Alessandro Magno, ma che probabilmente fra i suoi resti si possono anche trovare alcune ossa di Filippo II.
“L’aspetto cruciale di questa situazione è che noi sappiamo che le due camere della Tomba II furono costruite in tempi diversi e che Filippo III si appropriò probabilmente delle camere dei suoi predecessori” afferma Ian Worthington, storico dell’Università di Sidney che non ha partecipato direttamente allo studio.
Questo dettaglio non sembra essere tuttavia sufficiente per molti suoi colleghi, che hanno cominciato a protestare contro gli autori dello studio, di seguito alla pubblicazione di quella che ritengono essere un errore, per non dire una fake news.
Secondo loro infatti non basta trovare delle ossa ,in quella che tradizionalmente si crede la tomba di Filippo II, per determinare con assoluta certezza la posizione del re.
Il dibattito è ancora in corso e seppur gli archeologi si sono spaccati in due gruppi, è certo che questo loro dibattito – scontro sta facendo molto bene all’archeologica greca, divenuta più interessante proprio grazie a questa piccola dose d’incertezza.