Le attuali negoziazioni tra Stati Uniti e Unione Europea si trovano a un punto critico, con una scadenza imminente per la questione dei dazi. Entro le 18:01 di oggi, la Casa Bianca invierà comunicazioni a circa dodici nazioni, richiedendo loro di aderire a una proposta sugli dazi al 10%. Il segretario al Tesoro, Scott Bessent, ha avvertito che, in assenza di un accordo, si ripristineranno le tariffe del 2 aprile.
Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, durante un incontro a Manduria, ha commentato che l’ipotesi di un’imposta del 10% non rappresenterebbe un onere insostenibile per l’Italia. Tajani ha sottolineato che le trattative sono in corso, ma l’ultima parola spetterà al presidente Trump.
In merito alle tariffe, Tommaso Foti, ministro agli Affari europei, ha evidenziato che un’aliquota del 10% è una possibile soluzione, ma è fondamentale comprendere gli specifici settori coinvolti. Ha collegato queste negoziazioni a un’altra questione cruciale: la rimodulazione dei finanziamenti europei, con l’intenzione di utilizzare tali risorse per supportare i settori afflitti dai dazi.
Nonostante i segnali di progresso, Bruxelles adotta un approccio più prudente, ritenendo che il tempo rimasto non sarà sufficiente per un accordo soddisfacente. I negoziatori stanno esplorando un intesa che possa riprendere elementi già approvati in precedenti accordi commerciali.
Nel contempo, gli Stati Uniti hanno recentemente raggiunto accordi con Regno Unito, Vietnam e Cina, mentre si stanno gettando le basi per una possibile intesa anche con l’India. A livello globale, i Paesi del Brics hanno espresso preoccupazione per l’inasprimento delle politiche protezionistiche, sottolineando che tali misure possono distorcere il mercato e non sono in linea con le normative del WTO.