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domenica, 16 Febbraio, 2025
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Trascorrevo il tempo a leggere gli ingredienti sulle buste

Cecilia Sala, giornalista liberata dopo 21 giorni di detenzione in Iran, ha condiviso la sua esperienza durante un’intervista a ‘Che Tempo Che Fa’. È stata sorpresa dalla brevità della sua prigionia, definendola “un’operazione per liberare un ostaggio presa in Iran più rapida dagli anni Ottanta”. Nonostante il breve lasso di tempo, ha riconosciuto che il suo recupero è stato più veloce rispetto ad altre persone detenute per periodi più lunghi.

Sala ha descritto la durezza della sua esperienza, sottolineando che gli interrogatori quotidiani erano condotti incappucciata e con la faccia al muro. Il giorno prima della sua liberazione, ha subito un interrogatorio durato dieci ore. Era completamente isolata e non sapeva nulla riguardo gli eventi al di fuori del carcere. Nelle sue prime telefonate è riuscita solo a comunicare di non essere stata ferita, mentre in seguito ha utilizzato un linguaggio in codice per passare informazioni al suo compagno Daniele.

Nel suo racconto, Sala ha condiviso che non le è stato permesso di ricevere un Corano in inglese, e ha trascorso il tempo contando le dita e leggendo gli ingredienti sulle buste. Ha descritto i rumori strazianti che provenivano dal corridoio, come vomito e pianti, evidenziando la difficile condizione di isolamento in cui versano molte donne iraniane, che non hanno la stessa protezione che ha ricevuto lei dal suo Paese.

Una delle telefonate più significative per la sua famiglia è stata quella in cui ha espresso la sua paura di perdere il controllo. Inoltre, Sala ha chiarito che né lei né il suo compagno hanno mai parlato con Elon Musk, ma che Daniele ha contattato un referente in Italia, ottenendo dalla persona coinvolta solo una risposta in merito a Musk: “informato”.

In sintesi, la testimonianza di Cecilia Sala offre uno sguardo profondo e commovente sulle difficoltà della detenzione in Iran e sull’importanza del supporto familiare in situazioni di crisi.

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