Altero Matteoli, parlamentare di lunga data del Movimento Sociale e poi di Alleanza Nazionale, da poco nominato Ministro dell’Ambiente nel governo Berlusconi, in un’intervista esprimeva il suo scetticismo riguardo al ministero: “è come quando ti nasce una figlia femmina”. Questa affermazione riflette un problema più profondo, ovvero la scarsa considerazione dell’ambiente nella destra italiana.
L’atteggiamento di sottovalutazione delle politiche ambientali emerge chiaramente dalla recente legge di bilancio, la quale ribadisce un approccio di spesa anziché di investimento. Si crede erroneamente che i costi per affrontare le emergenze climatiche siano superiori a quelli per prevenirle, mentre le evidenze indicano il contrario. In un Paese colpito da siccità e alluvioni, con l’aria più inquinata d’Europa e una continua dipendenza dalle importazioni di gas, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica si trovano a subire i tagli di budget più significativi, con 376,7 milioni di euro previsti in meno già dall’anno prossimo.
I tagli riguardano specificamente i fondi per la tutela idrica, la qualità dell’aria e la diversificazione delle fonti energetiche, compromettendo progetti cruciali in un contesto di emergenza climatica. Il ministro Gilberto Pichetto Fratin ha definito queste misure come “rimodulazioni temporanee”, ma la realtà è che ogni rinvio aumenta i costi futuri.
L’Italia si trova attualmente in una fase critica, con danni da eventi meteorologici estremi che hanno già superato i 9 miliardi di euro. La mancanza di politiche preventive rende la situazione ancora più grave, mentre altri paesi europei, come Germania, Francia e Spagna, stanno investendo massicciamente in transizione energetica e decarbonizzazione.