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lunedì, 9 Dicembre, 2024
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Su sentenze abbassare i toni

“Noi vogliamo il dialogo con la magistratura proprio perché sappiamo che è chiamata ad applicare le leggi”. Così il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha partecipato al convegno per i 60 anni di Magistratura democratica, accogliendo le “critiche tecniche” ma esprimendo preoccupazione per le “critiche nel merito politico delle leggi”. Nordio ha auspicato un futuro confronto con una minore criticità da parte della magistratura riguardo al merito politico e un abbassamento dei toni da parte della politica nel commentare le sentenze. Ha anche sottolineato che la riforma della Giustizia garantisce “l’assoluta indipendenza e autonomia dell’organismo requirente”, affermando che le riforme costituzionali siano un dovere del governo e del parlamento, come mandato degli elettori.

La giudice Silvia Albano, presidente di Magistratura Democratica, ha risposto ai giornalisti, negando di voler uno scontro con il governo e denunciando una personalizzazione insopportabile del dibattito. Ha evidenziato che i giudici cercano di svolgere il loro lavoro e ha fatto riferimento a un pronunciamento unanime delle comunità giuridiche, che ha sostenuto la primazia del diritto europeo. Albano ha affermato che i magistrati applicano la legge, e che i rinvii alla corte di giustizia riguardano non solo il tema dell’asilo, ma tutti i temi regolati dal diritto dell’Unione. Ha espresso preoccupazione per il fatto che chi cerca di applicare la Costituzione e le norme sovranazionali venga etichettato come “giudice comunista”.

In merito all’appellativo di ‘toghe rosse’, ha ribadito che i giudici non possiedono testi di Marx, ma si attengono alla Costituzione e alle norme sovranazionali. Matteo Salvini ha risposto a questa situazione, affermando che i giudici che “stravolgono” le leggi invece di applicarle dovrebbero dimettersi e cambiare mestiere, accusandoli di essere un problema per l’Italia. Ha affermato che dovrebbero fare politica, insinuando vissuti legami con la Rifondazione Comunista. Le tensioni tra politica e magistratura continuano a definire il panorama giuridico e politico italiano, sollevando questioni fondamentali su indipendenza, legge e democrazia.

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