Antico quanto la civiltà, il tè verde è una bevanda dal sapore unico e un prezioso alleato per la salute. Recenti studi scientifici dimostrano il suo ruolo nella preservazione della salute cerebrale degli anziani, riducendo lesioni della sostanza bianca e favorendo il benessere cognitivo. Secondo una leggenda, il tè verde fu scoperto nel 2737 a.C. dall’imperatore cinese Shen Nong, dando inizio a una tradizione che sarebbe diventata importante in diverse culture asiatiche. In Cina, il tè è considerato un rimedio naturale e simbolo di purezza, mentre in Giappone, i monaci buddisti lo adottarono per favorire la meditazione, dando vita alla cerimonia del tè.
Nel XVII secolo, il tè verde arrivò in Europa, guadagnando popolarità tra le corti nobiliari. Il suo processo di lavorazione, che prevede la mancanza di ossidazione, preserva le proprietà benefiche delle foglie, mantenendo una elevata concentrazione di catechine, composti antiossidanti fondamentali per la salute umana. Uno studio della Kanazawa University ha evidenziato che il consumo regolare di tè verde riduce le lesioni della sostanza bianca nel cervello degli over 65. Gli anziani che consumano tre o più tazze al giorno mostrano un volume di lesioni inferiore fino al 6% rispetto a chi ne beve meno di una.
I benefici neuroprotettivi sono attribuiti alle catechine, in particolare all’EGCG, che contrastano stress ossidativo e infiammazione. Rispetto al caffè, il tè verde offre un profilo unico di vantaggi, contribuendo a migliorare memoria e funzioni cognitive e riducendo il rischio di malattie neurodegenerative. Gli scienziati invitano a proseguire gli studi per approfondire la relazione tra consumo di tè verde e declino cognitivo.